Controlli alla frontiera austriaca: Caritas Udine, “logica preventiva per rassicurare opinione pubblica”

Il ripristino dei controlli tra Austria e Italia sulla frontiera tra Carinzia e Friuli Venezia Giulia “non risponde a una reale urgenza ma più a una logica preventiva, di controllo, per rassicurare l’opinione pubblica austriaca, che lo scorso anno ha ricevuto 70mila richieste d’asilo, un numero alto rispetto ai 10 milioni di abitanti”. Così Paolo Zenarol, vicedirettore della Caritas di Udine, spiega l’allestimento di due tendoni, nei pressi del comune austriaco di Arnoldstein e di Coccau, la località italiana nel comune di Tarvisio, per i controlli dei migranti. Nei prossimi mesi il governo austriaco ristrutturerà anche una struttura utilizzata in passato come dogana, che potrà contenere fino a 500/700 persone, nell’eventualità che i flussi verso il Nord Europa dovessero aumentare. In realtà i numeri dimostrano il contrario: dall’inizio del 2016 sono stati solo una trentina i passaggi di migranti irregolari verso l’Austria, mentre sono rientrati in Italia almeno 3mila persone. “Tornano i pakistani e gli afghani che hanno percorso la rotta balcanica e non hanno avuto la possibilità di fare richiesta d’asilo in Austria – spiega Zenarol -. Sanno che l’Italia ha una attenzione diversa: di norma gli afghani riescono ad ottenere l’asilo, i pakistani solo nel 50% dei casi”.

Zenarol spiega che sono in vigore anche controlli sui treni (“ogni giorno tra le 20 e le 30 persone vengono invitate a presentarsi in Questura per presentare la domanda d’asilo”) e controlli a campione lungo le autostrade. “Raramente trovano qualcuno, è più un deterrente contro il traffico di esseri umani – dice -. Queste nuove misure serviranno a verificare se sono stati identificati negli hotspot all’arrivo in Italia”. Il problema vero, puntualizza, “è che i politici dovrebbero consultare chi lavora con i profughi prima di prendere provvedimenti inutili. Sarebbe necessario, invece, un sistema di quote e redistribuzione nei Paesi europei che funzionasse veramente”. La diocesi di Udine, anche in risposta all’invito del Papa ad aprire le parrocchie, accoglie oggi 400 profughi, tutti in appartamenti di 6 o 7 persone. “Ma negli ultimi tempi – ammette – prevalgono le chiusure e gli allarmismi. Tutta la solidarietà dell’opinione pubblica per i salvataggi in mare si annulla di fronte alla presenza sul territorio di giovani maschi e musulmani”.

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