Mutilazioni genitali: Amref critica l’Economist

(DIRE-SIR) – Critica la posizione di Amref Health Africa sul recente articolo di ”The Economist” – nota pubblicazione statunitense – sulle mutilazioni genitali femminili (Fgm), in quanto avrebbe posto troppa poca attenzione sulla gravità di questa pratica non solo dolorosa, ma anche rischiosa per la salute e il futuro delle migliaia di ragazze che ogni anno la subiscono. Githinji Gitahi, ceo dell’organizzazione non governativa, ha pertanto diffuso una lettera in cui si dice “rammaricato” per il fatto che in questo editoriale “venga trascurato un fatto evidente: che internazionalmente le mutilazioni genitali siano considerate una violazione dei diritti umani”. “Scioccante” poi quella che definisce “la pessima scelta di parole usate rispetto a un argomento molto sensibile: dire che ‘un taglietto simbolico’ è meglio di ‘essere massacrate di botte in una stanza buia da un anziano del villaggio'” per il ceo di Amref “è un’affermazione non attinente al contesto fondamentale di questo tema, ovvero l’umanità”.
Altra grave pecca è “la mancanza di chiarezza”: Githinji Gitahi ha notato che tale pratica viene descritta “come se inizi e si concluda con il taglio. In realtà – spiega invece il responsabile dell’ong – è parte di un enorme processo di violazione e soggiogamento delle donne. Non si tratta di un evento isolato e circoscritto, bensì include atti di violenza, matrimoni forzati seguiti da gravidanze precoci, nonchéil divieto per le ragazze di raggiungere il loro massimo potenziale nello studio o sul lavoro”. Infine, l’articolo dell’Economist “parte dal presupposto che in questo ambito non ci siano stati progressi”. Successi “importanti” per il ceo di Amref “sono stati invece raggiunti nelle campagne anti Fgm. Nel solo Kenya, il tasso di diffusione delle mutilazioni tra le donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni è sceso dal 38% del 1998 al 21% del 2014 e molti altri Paesi dell’Africa Sub-Sahariana stanno sperimentando un trend simile”.

(www.dire.it)

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