Ue: Cescon (“Il Popolo”), oltre i muri, Europa da ripensare. Quale il contributo della Chiesa?

“L’Europa non è più un ideale. Dopo meno di trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, velocemente abbiamo costruito altri muri. Abbiamo allargato i confini materiali, sono rimasti i confini dello spirito. Nei confini dello spirito ci stava la memoria della prima e della seconda guerra mondiale”. Così si esprime Bruno Cescon, nell’editoriale “L’Europa dello spirito e l’Europa del denaro” del nuovo numero de “Il popolo”, settimanale diocesano di Concordia-Pordenone. “Finita dunque la guerra fredda, dimenticato il pericolo di due grandi e terribili guerre e dopo una fuga verso l’accoglienza di molti altri popoli, dalla Polonia alla Cechia, dalla Slovenia alla Slovacchia, in Europa l’entusiasmo, la lucidità mentale per affrontare problemi sono venuti meno”. “Era evidente a tutti che vi erano almeno due Europe: quelle trainanti del Nord e quelle del Sud. I ritmi economici diversi divennero i nuovi confini, i nuovi limiti tra i vari Paesi. A pretesto sono state prese la crisi economica e la paura della Germania, del suo rigore economico, della sua capacità di far rinascere la Germania dell’Est. E così piano piano le forze politiche nuove e vecchie hanno incominciato ad addossare la crisi economica alla Ue, a Bruxelles, alla Germania dei propri interessi”. Cescon osserva: “Alla crisi economica è seguita la paura di un’invasione degli immigrati”.
E ancora: “La miccia e anche la polveriera che hanno fatto saltare tutto questo ce l’ha messa un incauto David Cameron”. “Tutti i temi elencati meritano una riflessione più meditata. Su un punto ci si dovrebbe trovare d’accordo: senza Europa si torna indietro nel benessere, nella crescita, nelle istituzioni civili. Ma l’Europa dev’essere ripensata nello spirito e non solo nel luciferino denaro. Spirito che dovrebbe essere abbracciato da governanti responsabili, che ancora non si vedono. Un nuovo spirito della civiltà europea dove si comprenda anche il ruolo della religione. E qui anche le Chiese sembrano mute sull’unione delle terre dove vivono”. Necessita anche alla Chiesa “un disegno ricco di amore e sostenuto dall’intelligenza… Per la Chiesa cattolica oltre alla carità occorre una strategia concordata anche con i governi. La carità da sola ama a metà se non riesce a pensare, a progettare una qualche soluzione plausibile e realizzabile”. Cescon infine denuncia: “Troppo silenzio dagli episcopati europei sull’Europa stessa. Quasi che abbiano rinunciato ad essere parte attiva nella costruzione d’Europa. Troppo silenzio da parte di un laicato cattolico fin troppo assorbito nella pietà e nella carità ma senza un progetto. La voce autorevole del Papa non basta. Le chiese locali si assumano le loro responsabilità”.

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