Diocesi: Taranto, l’arcivescovo Santoro ha festeggiato il 20° di ordinazione episcopale

“Il senso di questi venti anni di episcopato si racchiude nella domanda di Gesù a San Pietro: ‘Mi ami tu più di costoro?’ L’episcopato è un ‘amoris officium’, un servizio di amore; non una serie di cose da fare, ma un amore da vivere e compiere in comunione con Pietro e la Chiesa di Roma”. Lo ha detto ieri sera monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, durante l’omelia della Messa di ringraziamento per il suo ventesimo anniversario di ordinazione episcopale. In una cattedrale di san Cataldo gremita, ha ricordato i suoi esempi di vita: “I volti di don Giussani, di don Divo Barsotti, di Madre Teresa di Calcutta e di Giovanni Paolo II mi hanno insegnato l’amore ancora più degli studi di filosofia e teologia”. Il primo incarico da vescovo per Santoro fu in Brasile, nella diocesi di Rio de Janeiro. Per altri otto ha guidato la diocesi vicina di Petrópolis. Poi è tornato in Italia e da quattro anni e mezzo è a Taranto. “Una missione impegnativa e affascinante – l’ha definita nell’omelia -. Mi arde il cuore per la Città vecchia, per i giovani e addirittura i bambini che rischiano di essere facile preda di mercanti di morte nel traffico di droga. Mi fa paura, invece, vedere tanto individualismo, tanta delinquenza per l’impoverimento della nostra terra, per tanti ritardi nelle decisioni governative e tanta apatia. Mi riempiono il cuore di fiducia tanti giovani che, mentre altri amici sono costretti a partire, rimangono e desiderano migliorare le cose, non si accontentano e cercano nuove forme di impegno. Dobbiamo riscoprire un’identità cittadina a partire dalla nostra storia, dal suo volto solidale, laborioso e aperto sul Mediterraneo”.

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