Vita consacrata: fra Tasca (Conventuali), “ritroviamo il gusto della missione”

“Senza la ‘grammatica della missione’ la fede non può essere declinata all’interno della vita cristiana e ancor più religiosa, rimanendo così una fede inerte, nel senso che – detto nella forma del paradosso – noi non annunciamo la fede che abbiamo, ma abbiamo la fede che siamo in grado di annunciare”. È quanto scrive fra Marco Tasca, ministro generale dei Frati minori conventuali, nella lettera “Fare unità nella missione” indirizzata a tutti i frati dell’Ordine. “Oggi, forse, troppo spesso la missione è vista come un problema, nel senso che è sempre più complessa e difficile, assorbe molte energie e soprattutto non sembra dare i risultati sperati e ripagare gli sforzi che mettiamo in atto”, osserva fr. Tasca. “Ragion per cui – prosegue – ci si spende per la missione con parsimonia, a ragion veduta, a determinate condizioni, senza quel fervore apostolico che ha come misura la totalità”. “Non è che non si viva la missione”, puntualizza il ministro generale, ma “sono, piuttosto, in aumento i frati che non fanno della missione il cuore della propria identità”. Anche per questa ragione, sostiene fr. Tasca, “se oggi, come frati, vogliamo interrogarci sulla qualità della nostra fede, dobbiamo necessariamente interrogarci sulla qualità della nostra missione”. “Mi capita di incontrare dei frati che vivono – sembra paradossale dirlo – un atteggiamento difensivo nei confronti della missione loro affidata”, rivela il ministro generale, sostenendo che “fanno la propria parte, certo, ma stando ben attenti a non lasciarsi coinvolgere troppo”. Da qui l’invito: “ritroviamo il gusto della missione, uscendo dalle trappole della ‘comfort zone’ che ci rinchiude in noi stessi e ci impedisce di sperimentare l’amore di Dio e di trasmetterlo ad altri”. Anche perché “dentro la missione alla quale siamo stati chiamati c’è il senso pieno della nostra identità”.

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