Papa in Armenia: preghiera per la pace. Appello del Catholicos Karekin II per il Nagorno-Karabakh e alla Turchia

Un appello di pace per il Nagorno-Karabakh e un appello alla Turchia perché trovi il coraggio di fare i conti con la storia. E’ un discorso “politico” quello pronunciato questa stasera da Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni all’incontro ecumenico e preghiera per la pace che si è svolto questo stasera a Yerevan nella piazza della Repubblica. “Qualche decennio fa – ha detto il Catholicos – salutavamo il Terzo Millennio con la speranza che sarebbe stato l’inizio della convivenza nella solidarietà tra le nazioni, al fine di creare un mondo giusto e pacifico. Tuttavia ogni giorno ci giungono notizie preoccupanti di un aumento delle attività di guerra e degli atti di terrorismo, dell’indicibile sofferenza umana, e di perdite irreparabili. I bambini, gli adolescenti, le donne e gli anziani in diversi angoli del mondo, di diverse nazionalità, religioni e confessioni, diventano le vittime di armi mortali e di violenza brutale, o scelgono la via di diventare rifugiati”.

Nel suo discorso, il Catholicos ripercorre tutti i problemi attuali che sono al cuore del popolo armeno. A partire dalla situazione di conflitto in Nagorno-Karabakh. “Anche oggi la nostra nazione vive nella difficile situazione di una guerra non dichiarata e deve proteggere la pace entro i confini del nostro paese, a caro prezzo, insieme al diritto del popolo del Nagorno-Karabakh di vivere liberamente nella sua culla materna. In risposta alle aspirazioni di pace del nostro popolo – ha aggiunto il Catholicos – l’Azerbaigian ha violato il cessate il fuoco e ha iniziato le operazioni militari ai confini della Repubblica di Nagorno-Karabakh nel mese di aprile. Villaggi armeni sono stati bombardati e distrutti, soldati che proteggevano la pace, così come i bambini in età scolare sono stati uccisi e feriti, civili pacifici e disarmati sono stati torturati”.
Da qui l’appello alle Chiese cristiane e ai leader religiosi perché si intraprendano “iniziative pratiche per la ricerca di pace”. Poi il riferimento al genocidio e al recente riconoscimento da parte della Germania. “Nascondere e negare il male equivale a permettere ad una ferita a continuare a sanguinare senza medicarla”, ha detto il Catholicos che dalla piazza di Yerevan si è poi rivolto alla Turchia: “dimostri sufficiente coraggio per affrontare la propria storia, porre fine all’embargo illegale dell’Armenia e smetta di dare sostegno alle provocazioni militariste dell’Azerbaigian che hanno come bersaglio il diritto del popolo a vivere nella libertà e nella pace. La pace non può essere realizzata senza giustizia e le vite umane non possono diventare oggetto di speculazioni ed essere trascurate”.

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