Spagna: nuove elezioni, regna l’incertezza. Delfino (Iai), “unica alternativa percorribile la Grosse Koalition”

“Spagnoli nuovamente al voto, dopo ‘el fracaso’, il fallimento della formazione del governo seguito alle ultime elezioni del dicembre scorso”. Lo spiega Federico Delfino, dell’Istituto affari internazionali, a proposito delle elezioni politiche nuovamente convocate per domenica 26 giugno. “La Camera bassa fuoriuscita dall’ultima tornata elettorale è quanto di più frammentato la storia della Spagna democratica abbia mai visto. Abituati a un sistema di alternanza bipartitico Partido popular (Pp) – Partido socialista obrero español (Psoe), solo il 28% degli elettori ha confermato il Pp e solo il 22% il Psoe. I due volti nuovi della politica spagnola, Podemos e Ciudadanos, hanno raggiunto rispettivamente il 20% e il 14%.Nessuno è stato dunque in grado di raggiungere la maggioranza assoluta e i tentativi di mediazione sono falliti. Ciò ha costretto il sovrano a sciogliere la Camera e indire nuove elezioni”. Ora i sondaggi concordano nell’indicare “una sostanziale stabilità dell’elettorato rispetto alle scorse elezioni. L’unica novità di rilievo riguarda l’accordo di sinistra stipulato tra Podemos e Izquierda Unida, coalizzatisi in Unidos Podemos, Up, che sembra aver portato risultati tangibili facendo crescere la coalizione del 4% pescando soprattutto tra i movimenti indipendentisti baschi e catalani”. Si parla di quadripartitismo in Spagna e Delfino riferisce degli ultimi sondaggi che attestano il Pp al 29,8% (121-126 seggi), Up al 24,9% (80-84 seggi), Psoe al 22% (83-86 seggi) e Ciudadanos al 13,8% (35-36 seggi).
“Qualora questi dati venissero confermati, l’ingovernabilità sarebbe il nuovo-vecchio scenario, e le Cortes, chiamate a riunirsi entro fine luglio, non sarebbero in grado di formare un nuovo Esecutivo prima di settembre. Insomma, nove mesi senza un governo con pieni poteri”. Gli interrogativi si concentrano anche su eventuali riflessi del Brexit sul voto iberico. Delfino, sulla rivista “Affari internazionali”, osserva d’altro canto: “La prospettiva di un nuovo fracaso preoccupa e non poco le cancellerie europee e l’Unione. Madrid sotto Mariano Rajoy era per la Germania un fedele alleato. Grossa parte del debito pubblico spagnolo rimane in mano tedesca, che non ha fatto mancare liquidità (40 miliardi) per salvarne le banche. Inoltre, neppure quest’anno la Spagna rispetterà i vincoli del Patto di stabilità e crescita registrando un rapporto deficit/Pil superiore al 3% e una disoccupazione giovanile al 45%”. Alla luce dei sondaggi, “considerati i falliti accordi tra i partiti, gli scenari plausibili per formare un governo si riducono ulteriormente. L’ipotesi più razionale è un accordo Pp-Ciudadanos, politicamente affini, ma penalizzati dai numeri. Discorso simile può essere fatto per un’eventuale alleanza Psoe-Up. L’unica alternativa percorribile resta la Grosse Koalition con un’assunzione di responsabilità sia da parte del Psoe, che dovrebbe rinunciare ad alcune politiche anti-austerity, sia da parte del Pp nel trovare un leader alternativo a Rajoy”.

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