“Non cerchiamo colpevoli né lanciamo accuse. Semplicemente vogliamo che le cose vengano chiamate con il proprio nome. Perché questo permetterebbe a quei popoli feriti di fare dei passi verso un’autentica riconciliazione ed un autentico futuro prospero, riconoscendo il passato e accettando il perdono e una coscienza pulita”. Lo ha detto il presidente della Repubblica dell’Armenia, Serzh Sargsyan, accogliendo questo pomeriggio Papa Francesco nel palazzo Presidenziale di Yerevan. “La sua visita è stata a lungo attesa nel nostro Paese”, ha detto il presidente al Papa aggiungendo anche il “grande rispetto e ammirazione” che Francesco gode in terra armena. “Non è possibile non credere – ha spiegato il presiedete – nel trionfo della giustizia quando nello spazio di cento anni, ovvero lo spazio di tempo che separa il 1915 dal 2015, il messaggio di giustizia è stato trasmesso all’umanità a partire dal cuore della Chiesa cattolica, trasmettendo il messaggio che il primo dei massacri di massa che hanno colpito l’umanità, ovvero il genocidio armeno, costituisce un fatto storico e una realtà innegabile”. Una storicità che purtroppo è stata messa in discussione da “falsificazione e negazione”. Le parole del pontefici sono state quindi molto importanti alla luce soprattutto della “ondata di riconoscimenti del genocidio armeno che sono seguiti alla messa celebrata da Papa Francesco”.