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Brexit: rev. Christohper Hill (Chiese europee), “continuiamo a credere nell’Europa”

“Sono profondamente dispiaciuto per il risultato ma anche per la maniera con cui si è svolto questo Referendum”. Sono parole di profondo sconcerto per la vittoria del “leave” quelle espresse questa mattina dall’arcivescovo della Chiesa d’Inghilterra, Christopher Hill, in qualità – dice – di vescovo anglicano inglese e presidente della Conferenza delle Chiese europee (Cec). “Non ci sono dubbi – afferma – che ci sono questioni reali da discutere e non solo nel Regno Unito ma in molti Stati membri della Ue. Ma molte delle accuse, in particolare quelle relative alla questione migrazione che sono state determinanti nel Referendum, non hanno alcun rapporto con la realtà e il tono – almeno nel Regno Unito – è stato spesso più isterico che razionale, soprattutto tra i partiti populisti e in alcuni organi di stampa”. L’arcivescovo Hill assicura che le Chiese del Regno Unito continueranno ad essere “elementi forti di supporto” all’Unione europea e contribuiranno a favorire un “dibattito razionale” sui problemi esistenti, a cominciare dal “dialogo già esistente all’interno delle nostre Chiese in tutta Europa”. La Conferenza delle Chiese europee – organismo con sede a Bruxelles che riunisce tutte le Chiese di tradizione ortodossa, anglicana e protestante del Continente – continuerà ad essere quello “spazio” di Europa che oggi tanti mettono in discussione. “Crediamo – assicura Hill – nella creazione di strutture per la pace, di giustizia e di stabilità in tutto il nostro continente e che tali strutture servono per il benessere globale, così come quello nostro”. “Soprattutto – aggiunge – spero che le Chiese, inclusi i nostri partner della Chiesa cattolica – siano in grado di rivitalizzare una visione per l’Europa molto più ampia della semplice prospettiva economica, una visione irrorata da una comprensione cristiana della società che guarda al bene comune di tutti, sostiene i diritti umani, favorisce lo sviluppo di comunità inclusive senza crollare in richieste puramente individualistiche, e capisce (dall’interno della fede) la necessità di un dialogo tra le fedi e tra tutte le persone di buona volontà. Ora che la campagna elettorale è finita, io ritengo che questa discussione sia urgente per il futuro dell’Europa, così come del Regno Unito”.

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