Anziani: don Arice (Cei), “società rischia di creare moderne rupi tarpee”. No a “cultura mortifera”

“La società odierna rischia di creare moderne rupi tarpee, più dolci nella forma, non meno drammatiche nella sostanza”. Ad affermarlo è don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, nella relazione al convegno “Dignità della persona anziana e qualità della cura. Una sfida ad abuso e contenzione”. A promuovere oggi a Roma l’incontro è l’Ufficio Cei insieme al Gruppo di studio “La cura nella fase terminale della vita” della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), in collaborazione con il Centro per la promozione e lo sviluppo dell’assistenza geriatrica dell’Università Cattolica (Cepsag). In Italia, ricorda don Arice, “un anziano su tre è vittima di una forma di violenza: 2,9 milioni over 65 sono sottoposti a maltrattamenti psicologici, 600mila subiscono truffe finanziarie, 400mila vengono maltrattati fisicamente, 100mila sono oggetto di abusi sessuali”. In aumento anche la contenzione fisica o farmacologica: secondo un’indagine della Ipavsi – Federazione nazionale collegi infermieri -, il 68,7% degli anziani residenti in Rsa è sottoposto a contenzione fisica; si stima una percentuale addirittura maggiore per la contenzione farmacologica. Di qui la necessità di “far conoscere la situazione reale” e “passare dalla denuncia alla risposta” sviluppando “anticorpi”, come ha chiesto il Papa nella sua visita al Cottolengo di Torino il 21 giugno 2015, contro una mentalità che considera gli anziani malati solo un peso da sostenere. Da don Arice anche un monito mentre la XII Commissione (Affari sociali) della Camera dei deputati sta esaminando 15 proposte di legge contenenti norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari e sei proposte di legge in materia di eutanasia. “Il dibattito – afferma – si accenderà nei prossimi mesi e sarà aspro e certamente i temi del convegno odierno avranno il loro peso. La storia ci chiede senso di responsabilità e coraggio perché i diritti dei deboli rischiano di diventare sempre più diritti deboli e l’avanzare di una cultura mortifera e senza scrupoli non può lasciarci indifferenti”.

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