Abusi sui minori: Curia Napoli, diffusa lettera card. Sepe in appoggio iniziativa Garante. Poi “nessuna ulteriore comunicazione”

Dopo le polemiche suscitate dalle considerazioni fatte nella giornata di ieri dal Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano, il quale, nella presentazione di una ricerca in Campania sugli abusi intrafamiliari sui minori, ha chiamato in causa la curia arcivescovile di Napoli, oggi la diocesi di Napoli diffonde il testo integrale della lettera che il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, il 12 luglio 2013, inviò allo stesso garante. “Pur non conoscendo il dato della delicata patologia, posso senz’altro dire che non sfugge alla Chiesa di Napoli l’importanza del progetto che lei intende sviluppare e che, purtroppo, trova la sua ragion d’essere prioritariamente nella caduta di valori fondamentali, quali il rispetto della persona e del rapporto parentale, oltre che nella disgregazione del nucleo familiare e nella mancanza di una sana e reale vita di famiglia. So quanto sia difficile affrontare un tema così delicato, che passa attraverso forme di paura, di omertà, di pudore, di reticenza, di rimozione psicologica, di silenzi e di isolamento, ma molto probabilmente anche di costanti minacce”. Così scriveva il cardinale Sepe al garante Romano, il 12 luglio 2013, dopo aver ricevuto da quest’ultimo una missiva datata 17 giugno 2013, nella quale Romano informava Sepe di voler “dare corso a una indagine conoscitiva sulle aree maggiormente a rischio d’incesto, per definire la portata del grave fenomeno”.
A tale riguardo, precisava il cardinale, “mi viene chiesta la collaborazione della Curia che, senza venire codificata in atti formali, può trovare manifestazione ed espressione nel patrocinio morale dell’arcidiocesi, che ben volentieri concedo alla iniziativa, per l’alta valenza morale e sociale”. L’arcivescovo di Napoli proseguiva la lettera a Romano sottolineando come si trattasse “di lavorare con grande prudenza nel più assoluto rispetto della vittima e della sua fragilità, ma anche di quanti, nell’anonimato, possono offrire collaborazione e utili confidenze”. E aggiungeva: “La Chiesa, attraverso le parrocchie, non mancherà di svolgere un ruolo di ascolto e di sostegno alle persone e alle famiglie, privilegiando i percorsi educativi e di formazione, per riaffermare la dignità della persona e il suo rispetto. Credo che questa azione possa anche rendere più fertile il terreno sul quale si andrà a sviluppare l’indagine conoscitiva da lei annunciata, per la quale desidero esprimerle il mio compiacimento, con l’augurio di risultati utili e con la speranza che il triste fenomeno non sia tanto incidente e radicato come si può temere”. Il cardinale chiudeva la lettera restando “in attesa” di “ulteriori comunicazioni” del garante. “A questa lettera, in questi tre anni, non ha fatto seguito alcuna ulteriore comunicazione, a riguardo, da parte del garante o del suo ufficio”, spiega il portavoce del cardinale Sepe, Enzo Piscopo. Di qui la scelta di chiarire meglio la vicenda: “Soltanto per amore della verità”, chiarisce Piscopo.

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