Tratta: suor Alves De Oliveira (Um Grito pela Vida), no a “banalizzazione e mercificazione della persona”

Fare di Rio 2016 “uno spazio propositivo, che promuova la cittadinanza, la cura della vita e la denuncia della tratta di persone e di ogni forma di sfruttamento e violazione dei diritti umani, dando alla popolazione strumenti affinché possa reagire e denunciare ogni forma di mercificazione e banalizzazione della vita”. E’ l’obiettivo, spiega suor Eurides Alves de Oliveira, della campagna “Gioca a favore della vita” promossa dalla rete “Um Grito pela Vida” di cui la religiosa è coordinatrice. L’iniziativa, contro la tratta di persone e lo sfruttamento sessuale, soprattutto di bambini e adolescenti, durante le Olimpiadi di Rio de Janeiro di agosto, è stata presentata oggi nella sede di Radio Vaticana. Si tratta, aggiunge suor Alves de Oliveira in un intervento video, di “prendere posizione contro le forze di morte” e di “affermare il nostro impegno a favore della vita” in particolare di coloro “i cui diritti sono violati e vivono sottomessi dal giogo della schiavitù contemporanea: la tratta di persone, definita da Papa Francesco ‘una piaga nel corpo dell’umanità'”. Alle Olimpiadi, l’auspicio della religiosa, “prevalga la cultura della vita, dei diritti umani, della pace e della giustizia”. La suora ha delineato lo scenario sociale e politico del Brasile, segnato da aumento di violenze “lavoro schiavo, omofobia, pratiche repressive contro le donne, repressione violenta della polizia contro le manifestazioni popolari”. In questo scenario si inserisce l’impegno della rete “Um Grito pela Vida”. La campagna antitratta, realizzata da 26 gruppi del network presenti in 22 Stati, chiede alle persone di denunciare, e alle autorità di “essere più agili nell’attivitàdi investigazione e nei processi ai responsabili di questi crimini”. E’ sostenuta dalle reti latinoamericane Kawsay e Ramà, e a livello internazionale da Talitha Kum.

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