Diocesi: mons. Nosiglia (Torino), “le periferie non sono un problema, ma la riserva di opportunità”

“Se leggiamo in chiave di fraternità il magistero di Papa Francesco, come la dottrina della Chiesa, ci accorgiamo della portata ‘rivoluzionaria’ che essa comporta”. Lo afferma l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, nella lettera alla città che ha presentato questa mattina. “Il porre al centro le periferie – esistenziali principalmente, ma anche geografiche – è un modo genuinamente umano di costruire giustizia e, in essa, fraternità”, prosegue l’arcivescovo, evidenziando come non serva “‘risollevare i decaduti” ma “‘prendere in braccio’ coloro che non ce la fanno a camminare”. “Non si tratta – continua – di sostegno e assistenza: ma di riconoscere le potenzialità e le capacità di vera e propria intrapresa che persone e territori possono esprimere”. Secondo mons. Nosiglia, “le periferie non vanno considerate come un problema, ma la riserva di opportunità per uno sviluppo che abbia al centro non le strutture ma le persone”. “In gioco – sostiene l’arcivescovo – c’è un umanesimo rinnovato che non si appoggia più sui doveri dello Stato contrapposti ai doveri dei singoli, ma lavora ad un pieno coinvolgimento paritario delle persone e dei corpi sociali del territorio”. “La Città fraterna – è la convinzione di mons. Nosiglia – pone al suo centro non tanto le istituzioni – politiche, sociali, economiche, culturali – quanto i soggetti e i territori”. Inoltre “la città fraterna si costruisce insieme, dal confronto dialogante fra tutte le persone e le aggregazioni che la compongono. Altrimenti salta la prospettiva di un vero bene comune”.

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