Diocesi: Caritas Bolzano, “offrire un’opportunità ai rifugiati”

I desideri dei profughi “non sono diversi dai nostri: sicurezza per la propria vita e la propria famiglia, un futuro migliore”, spiega in una nota stampa Paolo Valente, direttore della Caritas diocesana di Bolzano, in occasione della Giornata mondiale del profugo. In Alto Adige sono ora presenti più di 1.000 profughi e nel 2016 ulteriori posti per l’accoglienza dovranno essere messi a disposizione. La Caritas gestisce in totale dieci strutture di accoglienza per più di 400 persone. Le strutture ospitano soprattutto giovani uomini, ma anche donne e bambini in attesa dell’esito della loro richiesta d’asilo. Le case per profughi sono distribuite su tutto il territorio, nella maggiore parte delle strutture il numero degli accolti non supera le 45 persone. “Nei paesi e nelle città dove sono sistemati i profughi l’opinione pubblica è più favorevole rispetto a città e paesi dove non ci sono strutture. Questo dimostra che dove l’incontro è personale è più facile cambiare opinione e non cedere ad allarmismi”, commenta Valente. “Senza alloggio queste persone non hanno alcuna possibilità di trovare un lavoro. Alloggio e lavoro sono condizioni necessarie per favorire l’integrazione”, spiega Magdalena Windegger, collaboratrice Caritas che si occupa di aiutare i rifugiati a cercare un alloggio e gestisce i rapporti con gli altoatesini disponibili ad affittare una stanza o una casa ai profughi. Nei mesi passati alcuni di loro hanno trovato un posto dove abitare, grazie ad alcune parrocchie e a privati che hanno messo a disposizione un alloggio in affitto, o addirittura in maniera gratuita, per un breve periodo oppure un periodo prolungato. “Se qualcuno è ospitato in famiglia concordiamo anche un periodo di prova, prima della stipula di un eventuale contratto d’affitto”, spiega Windegger. Al momento la Caritas cerca un alloggio per 25 donne e uomini, ma anche per famiglie, il cui procedimento di asilo sta per concludersi. “Senza un alloggio a queste persone non rimane altro che vivere in strada, anche se la loro richiesta di asilo ha avuto esito positivo”, conclude la collaboratrice della Caritas.

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