Papa a Villa Nazareth: card. Celli, “diaconia della cultura” e “cultura dell’incontro”

“Diaconia della cultura” e “cultura dell’incontro”: su questo binomio l’arcivescovo Claudio Maria Celli, vicepresidente di Villa Nazareth, ha incentrato il suo saluto al Papa, prima che quest’ultimo iniziasse il suo intervento dal palco. La prima espressione è tratta dalle consegne di Papa Benedetto XVI, che ha visitato la comunità dieci anni fa, la seconda caratterizza fin dall’inizio il pontificato di Francesco. Gli abitanti di Villa Nazareth, ha ricordato Celli, “sono giovani già coinvolti nel percorso universitario”: al centro della comunità, c’è “la scoperta e e la cura del talento di questi giovani che provengono da famiglie con un certo disagio economico”. “Qui si fa una vita sobria”, ha aggiunto il presule, improntata “all’impegno nello studio universitario”. “La parabola del Buon Samaritano – ha assicurato Celli – può diventare la nostra nuova icona biblica: è un’indicazione per la cultura dell’incontro, per l’apertura a chi è diverso culturalmente o perché lontano da noi”, e che “soprattutto ci spinge a farci carico delle necessità dell’altro”. “Tutta la famiglia di Villa Nazareth è qui accanto a lei”, ha concluso l’arcivescovo rivolgendosi al Papa: “Sono persone che sanno rischiare, che sono disposte a sporcarsi le mani e che non hanno paura di sbagliare”.

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