Papa Francesco: misericordia è “realismo di Dio” che “si sporca le mani”. “Non giudicare e non condannare”

“Guardare le nostre famiglie con la delicatezza con cui le guarda Dio ci aiuta a porre le nostre coscienze nella sua stessa direzione”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso pronunciato questa sera nella basilica di S. Giovanni in Laterano, per l’apertura del convegno diocesano, ha spiegato come “l’accento posto sulla misericordia ci mette di fronte alla realtà in modo realistico, non però con un realismo qualsiasi, ma con il realismo di Dio”. “Le nostre analisi sono importanti e necessarie e ci aiuteranno ad avere un sano realismo”, ha precisato: “Ma nulla è paragonabile al realismo evangelico, che non si ferma alla descrizione delle situazioni, delle problematiche – meno ancora del peccato – ma che va sempre oltre e riesce a vedere dietro ogni volto, ogni storia, ogni situazione, un’opportunità, una possibilità”. “Il realismo evangelico – ha proseguito Francesco entrando nel dettaglio – si impegna con l’altro, con gli altri e non fa degli ideali e del ‘dover essere’ un ostacolo per incontrarsi con gli altri nelle situazioni in cui si trovano”. “Non si tratta di non proporre l’ideale evangelico, al contrario, ci invita a viverlo all’interno della storia, con tutto ciò che comporta”, l’ammonimento: “Questo non significa non essere chiari nella dottrina, ma evitare di cadere in giudizi e atteggiamenti che non assumono la complessità della vita”. Per Francesco, “il realismo evangelico si sporca le mani perché sa che grano e zizzania crescono assieme, e il miglior grano – in questa vita – sarà sempre mescolato con un po’ di zizzania”. “Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione”, ha detto il Papa citando l’Amoris Laetitia: “Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada. Una Chiesa capace di assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti”. E’ il Vangelo stesso, infatti, che “ci richiede di non giudicare e di non condannare”.

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