Diocesi: mons. Semeraro (Albano), “l’accompagnatore deve avere uno sguardo profetico sulle persone”

“All’educatore e all’accompagnatore non basta avere uno sguardo introspettivo; gli è necessario avere anche uno sguardo profetico sulle persone; vedere non soltanto ciò che sono, ma ciò che possono essere non soltanto per le loro umane potenzialità, ma per la grazia di Dio”. Lo ha affermato ieri sera il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, aprendo presso il centro Mariapoli di Castel Gandolfo il convegno diocesano sul tema “Accompagnamento. Volto di una comunità adulta”. Nella sua prolusione, mons. Semeraro ha voluto sottolineare “la dimensione generativa dell’accompagnamento”, spiegando che “la ‘generatività’ consiste nel coinvolgimento di altre persone perché fruttifichi come apertura al futuro”. Per questo, secondo il vescovo, “un accompagnamento autentico guarda non solo a un accompagnatore, ma anche ad accompagnatori; meglio a una comunità che accompagna”. Secondo mons. Semeraro, “chi ‘accompagna’ deve essere l’iniziatore”, cioè “colui che permette l’accesso di qualcuno alla condizione di adultità”. Evitando di essere “seduttore”, ossia “chi guida e accompagna puntando sulla forza del desiderio” ma porta “a sé, se-duce e non lascia liberi”. E bisogna non essere anche “rapitore”, cioè “chi trae fuori da una situazione”. “Il rischio – ha osservato – c’è quando il rapitore è anche il seduttore”.

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