Embrioni e ricerca: Palazzani (Cnb) su L’Osservatore Romano, “non è scienza ma convenzione”

“Emerge l’interrogativo: è lecito posticipare questo limite per il progresso della ricerca? Ritorna la nota questione dello statuto dell’embrione umano, discussa da decenni in bioetica. Ritorna la domanda della scienza e della tecnologia di andare ‘oltre’, perché ogni limite è percepito come un ostacolo alla ricerca scientifica” Così Laura Palazzani, vicepresidente del Cnb e ordinario di Filosofia del diritto alla Lumsa, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero de “L’Osservatore Romano” (10 maggio) in uscita oggi pomeriggio, commentando la recente ricerca che ha permesso di far vivere un embrione umano in provetta per 13 giorni. “Non è facile fornire una risposta che possa sintetizzare anni di discussione. Ma forse può essere d’aiuto porsi un’altra domanda: perché è stato fissato il limite del quattordicesimo giorno?”, si chiede la filosofa: “Quando ci sono tante spiegazioni, emerge un sospetto: che la spiegazione non abbia un valore a priori, ma possa essere funzionale a posteriori alle esigenze della scienza”. “Di ragioni per fissare soglie rilevanti se ne possono trovare tante – spiega -. Ma tutte cercano, appunto, ragioni di soglie più o meno importanti che sono tappe di uno sviluppo che è continuo. È banale osservare che il quattordicesimo giorno identifica un momento temporale che presuppone fasi cronologicamente antecedenti: tempi e fasi che, se non ci fossero, non renderebbero possibile il raggiungimento di quel limite”. Per Laura Palazzani è necessario tornare a un interrogativo basilare: “Dobbiamo allora tornare a riflettere sulla domanda di fondo: possiamo usare per un fine condiviso (l’avanzamento delle conoscenze), embrioni umani, quale che sia la soglia, come mezzi?”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori

Informativa sulla Privacy