Rapporto agromafie: Guardia di finanza, “Non sottovalutare il mercato dei falsi”

“La contraffazione di beni di consumo viene percepita dall’opinione pubblica come meno rilevante rispetto ad altri campi di azione della criminalità organizzata e questo porta a una pericolosa sottovalutazione”. Lo ha detto il generale Carlo Ricozzi, comandante della Scuola di polizia tributaria della Guardia di finanza, alla presentazione del IV Rapporto sulle agromafie, avvenuta oggi proprio nell’aula magna della Scuola. “Quando si sente dire: ‘alla fine che male c’è a comprare un oggetto contraffatto’ – ha osservato Ricozzi – significa che non c’è consapevolezza del danno che viene arrecato alle aziende oneste, dello sfruttamento del lavoro nero che vi è implicato e dell’aiuto che direttamente o indirettamente si fornisce alle mafie”. Il giro d’affari del falso made in Italy è stimato in 60 miliardi di euro. Nella stessa occasione il comandante dello Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) della Guardia di finanza, generale Giuseppe Grassi, ha spiegato che il contrasto delle agromafie richiede un “approccio trasversale” perché il dato più evidente che si trovano di fronte gli uomini della Gdf è l’”interconnessione dei reati”. Dai dati dello Scico, che ha realizzato un sofisticato portale informatico per incrociare tutte le informazioni, in Italia le società del settore infiltrate dalle mafie sono 4.683. Com’era prevedibile le regioni con più presenze sono Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, ma subito dopo si colloca la Lombardia.

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