Giornata comunicazioni sociali: p. Lombardi, Papa indica punto di vista periferie e si impegna per superare situazioni “bloccate”

Lo sforzo del Papa è “farci vedere le cose non dal centro del potere, ma dal punto di vista di chi è in difficoltà”, di chi vive le periferie geografiche ed esistenziali. A spiegarlo è stato ieri pomeriggio a Firenze padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nel corso di un incontro promosso dalla Commissione diocesana per le comunicazioni sociali in vista della Giornata mondiale dell’8 maggio e di cui dà conto il settimanale “Toscana Oggi”. Commentando il messaggio del Pontefice per la ricorrenza, che unisce “comunicazione e misericordia”, e sollecitato dalle domande dello storico Franco Cardini e dei giornalisti Paolo Ermini, Maurizio Naldini e Guido Torlai, Lombardi ha ammesso il rischio che la rete diventi occasione di scontro. “Il rischio c’è. Bisogna essere onesti e realisti”. “Nei social ci siamo, non siamo noi a sceglierlo. È una grande piazza che può favorire l’incontro, ma non è detto che sia sempre così”. E “comunicare la misericordia”  non vuol dire nascondere quello che non va. Il Papa non smette di denunciare la “cultura dello scarto”, la disoccupazione, la chiusura all’accoglienza. “Situazioni che si vedono quando ci si pone da un punto di vista alternativo. Ma bisogna anche saper vedere il positivo e le ragioni dell’altro, quando ci sono”. Citando la “riconciliazione” tra Cuba e Usa, la misericordia può diventare una specie di assoluzione per dittatori e regimi sanguinari? Nessuno vuole canonizzare quei regimi, spiega Lombardi, “ma per il bene del popolo bisogna camminare sulla via di un graduale superamento di situazioni bloccate. Papa Francesco ha cercato di sbloccare lo stallo tra Israele e Palestina. Si sta adoperando per il Venezuela e la Colombia. Ben sapendo che il cammino dell’umanità è sempre pieno di limiti”.

La novità introdotta è l’omelia mattutina nella Messa a Santa Marta, sempre a braccio. Per i discorsi, quelli agli episcopati “sono tutta farina del suo sacco”, per altri, come quelli dei viaggi all’estero, si serve della collaborazione della Segreteria di Stato, pur rivedendoli e approvandoli tutti. Le omelie sono in genere molto brevi. Ci sono poi situazioni specifiche, come gli incontri con i giovani e i sacerdoti e religiosi, in cui preferisce il dialogo e spesso abbandona il testo scritto per parlare a braccio. “Con i giovani lo faceva già Giovanni Paolo II, ma questo Papa lo ha esteso anche ad altre situazioni”. Ancora presto per un bilancio di questo Giubileo, “molto innovativo, diffuso in tutte le diocesi” e “pastoralmente più semplice” di quello del 2000. Buona la presenza agli eventi. Sarà interessante vedere la partecipazione ad eventi speciali, come la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.

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