40° terremoto Friuli: Caritas italiana, “fu l’inizio dei gemellaggi tra diocesi”. Due celebrazioni a Gemona e Vito d’Asio

Quarant’anni fa un fortissimo terremoto devastò il Friuli. Morirono quasi mille persone e ci furono oltre centomila sfollati, ma sin dalle prime ore dopo il sisma, scattò la mobilitazione collettiva. Due le principali iniziative previste per questo anniversario: monsignor Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, presiederà una solenne celebrazione nel duomo di Gemona il 5 maggio alle 17, vigilia del terremoto, con la presenza di rappresentanti di Caritas italiana, membri del Coordinamento nazionale emergenze e i vescovi delle diocesi che si gemellarono 40 anni fa con i paesi friulani. Mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone, alle 20.30 a Vito d’Asio (Pn), nella Chiesa parrocchiale di San Michele celebrerà la messa in ricordo e suffragio di tutte le vittime del sisma, alla quale prenderanno parte rappresentanti di Caritas Italiana. “All’indomani del 6 maggio 1976, data della tragedia, il cardinale Antonio Poma, presidente della Conferenza episcopale italiana, inviò un messaggio all’allora arcivescovo di Udine monsignor Alfredo Battisti, in cui assicurava le preghiere e l’impegno dei vescovi italiani ‘per venire incontro alle necessità più urgenti’ della popolazione – ricorda oggi Caritas italiana -. Lo stesso giorno, alla presenza di monsignor Giuseppe Pasini, segretario generale di Caritas italiana (organismo nato da soli cinque anni), le Caritas diocesane del Triveneto si radunarono a Venezia, in un incontro presieduto dal patriarca Albino Luciani. Fu l’inizio dell’esperienza dei gemellaggi, tra le diocesi italiane e le parrocchie terremotate, come strumento di solidarietà, prossimità ed accompagnamento verso le comunità colpite, in modo da assicurare sostegno morale ed economico per tutto il tempo dell’emergenza, della ricostruzione e della successiva prevenzione. 81 diocesi avviarono gemellaggi mantenendo un legame attivo per almeno cinque anni con altrettante parrocchie terremotate, grazie anche agli oltre 16 mila volontari che si alternarono nelle zone colpite. Si realizzarono 67 Centri di comunità, luoghi di incontro e di aggregazione di tutta la comunità e centri promotori di momenti e attività sociali, culturali, religiose e ricreative”. Il metodo dei gemellaggi divenne elemento portante dell’azione Caritas in occasione di tutte le successive emergenze, nazionali e internazionali.

 

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