Mi riconosco “nell’ottica di chi – con la stessa forza e con la stessa consapevolezza intellettuale – non intende cedere alla rassegnazione di fronte alle continue aggressioni di una cultura antiumanistica, e non accetta neppure la logica del muro contro muro”. Esordisce così monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenuto questo pomeriggio a Roma al XIV convegno nazionale dell’associazione Scienza & Vita sul tema “Nati da donna. Femminilità e bellezza” (27 e 28 maggio). “Né alzo bandiera bianca di fronte alle forme di antiumanesimo, ma neppure mi piace andare a la guère – ha proseguito -. La strada che ho scelto è una strada che ha trovato in Papa Benedetto XVI un grande indicatore”. Nel richiamare il discorso tenuto ai partecipanti al VI simposio europeo dei docenti universitari e l’invito ad allargare gli orizzonti della razionalità, mons. Galantino ha osservato: “Stando a quello che dice papa Benedetto, a rendere complessa e articolata la questione antropologica contribuisce senza dubbio il modo di presentarsi e di percepirsi dell’uomo occidentale, che appare sempre più a disagio di fronte alla sua stessa interiorità e profondamente smarrito. Un uomo che, però e nello stesso tempo, non smette di esibire in maniera tracotante una hybris che si nutre di presunzione egocentrica e di dominio tecnologico e scientifico esercitato sulla natura la quale – novello Golem – lo rende, a sua volta, strumento e vittima”. Per il segretario Cei, abbiamo bisogno “di una razionalità che, come auspica Benedetto XVI, voglia aprirsi a nuovi orizzonti, soprattutto nell’ambito della riflessione critica sull’uomo; una ragione disposta a liberarsi da alcuni vincoli. Tra questi, il primo – e senza dubbio decisivo – è l’essersi confinata (la ragione) nel sensibile, chiudendosi alla trascendenza e agli interrogativi fondamentali dell’esistenza dell’uomo”.