Convegno vita al “Gemelli”: mons. Giuliodori, “in balia della scienza e di presunti diritti”

Oggi “che abbiamo più strumenti di conoscenza” assistiamo paradossalmente “al progressivo svanire del valore e del senso della vita a cui consegue l’affermarsi di un atteggiamento di dominio e di padronanza privo di criteri etici e di giustizia”. Lo ha detto monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università cattolica del Sacro Cuore, nel suo intervento di apertura del convegno “Custodire la Vita: l’Hospice Perinatale del Policlinico A. Gemelli” in corso presso il Policlinico. “Se non è più evidente e condiviso il riconoscimento della dignità inviolabile della vita umana”, il monito del presule, “tutto diventa possibile”. Così “sotto la pressione di nuove e maggiori conoscenze scientifiche e soprattutto di tecnologie riproduttive sempre più raffinate, si assiste da una parte alla ricerca ossessiva della generazione della vita, producendola ad ogni costo e in ogni modo senza alcuna considerazione per la dignità della donna e, soprattutto, per i diritti del nascituro, ridotto a prodotto biologico”. Dall’altra parte “proprio perché equiparato ad un prodotto, si ritiene di poterne fare ciò che si vuole in modo indiscriminato” giustificando fecondazione in vitro, creazione di embrioni in laboratorio e loro congelamento, riduzione selettiva dopo l’impianto, interruzione di gravidanza “per qualsiasi ragione e al minimo sospetto, spesso anche infondato, che ci possano essere complicazioni”. “La vita umana dissociata dai suoi diritti originari e inviolabili viene posta, soprattutto nelle condizioni di fragilità, e nulla è più fragile della vita nascente e di quella terminale, in balia della potenza della scienza e della prepotenza esercitata appellandosi a presunti diritti di altri che in realtà sono del tutto privi di fondamento. Dentro questa logica di potere e di dominio sulla vita – ha osservato Giuliodori – si afferma e produce i suoi effetti devastanti la cultura dello scarto, spesso evocata e giustamente condannata da Papa Francesco”.

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