Monsignor Galantino: sul “Sole 24 Ore” racconta “La misericordia varca le sbarre delle carceri”. Due esperienze a Palermo e Roma

“Vi sono confini che diventano centro e testimonianze che hanno tutto il sapore della restituzione. ‘Centro’ mi sono parse due realtà visitate da me in questi ultimi giorni e ‘restituzione’ è quella che faccio in queste righe”. Lo scrive mons. Nunzio Galantino nella rubrica “Testimonianze dai confini”, oggi in prima pagina sul “Sole 24 Ore”. Nell’articolo intitolato “La misericordia varca le sbarre delle carceri”, Galantino spiega: “Confini che diventano centro sono stati per me il Centro di giustizia minorile Malaspina di Palermo e il Don Guanella di Roma. Standoci, mi sono confermato in una delle acquisizioni che mi porto dentro soprattutto dai trentasei anni di vita vissuti alla guida di una parrocchia: gli innumerevoli incontri con persone di diversa estrazione, di diverso profilo, con istanze ed esigenze diverse continuano a dirmi che chiunque si incontra e ovunque si vada si ha da imparare e da crescere. Importante è avere voglia di mettersi in gioco, lasciando da parte il ‘personaggio’ che ciascuno di noi si porta cucito addosso”. Un “esercizio di spoliazione” che il vescovo, segretario generale della Cei, ha vissuto “andando a Palermo per incontrare 31 ragazzi, minorenni, detenuti presso il Malaspina”.
Celebrando con loro il Giubileo della misericordia, “cercavo di capire cosa si muovesse dentro il loro cuore e dentro la loro testa. Devo confessarlo: forse ho capito poco del tumulto di sentimenti che certamente si portava dentro ognuno di quei ragazzi. Mentre però proseguiva il mio dialogo con loro, mi tornavano in mente le parole pronunciate da papa Francesco alla chiusura del Sinodo sulla famiglia, nell’ottobre 2015: ‘Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore’”. Mons. Galantino racconta quindi il rapporto instaurato con i giovani. Per poi riflettere: “La misericordia che il Signore è sempre pronto a elargirci chiede in cambio la consapevolezza delle conseguenze dei gesti commessi, domanda di essere sinceri fino in fondo, prima di tutto con se stessi; e significa cercare il perdono e accoglierlo come segno di amore e di rispetto, a cominciare dalle persone e dalle situazioni che sono state danneggiate dai gesti che hanno procurato la condanna”. Non meno toccante si è rivelato “il mio ritorno al Don Guanella di Roma… Un momento intenso di preghiera e di condivisione… Non avevo infatti mai visto tante persone con disagio esprimersi con la spontaneità tipica di chi è ‘preso dalla parte’ che interpreta, ma anche con la voglia di comunicare la ricchezza e il disagio che, in alcune circostanze, si fa davvero fatica a tenere a bada”.

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