Cardinale Ravasi: “arte e fede autentiche sono sorelle”. “Dimensione etica ed estetica si incontrano”

“L’arte e la fede autentiche sono sorelle tra loro”. Anche perché, come scriveva Henry Miller, “l’arte e la religione non servono a nulla, tranne che a mostrare il senso della vita”. Il cardinale Gianfranco Ravasi è intervenuto oggi in Vaticano al convegno “La bellezza salverà il mondo, salviamo la bellezza”, nell’ambito degli appuntamenti giubilari. Il presidente del Pontificio Consiglio della cultura ha condotto una riflessione attraverso varie sollecitazioni di artisti, scrittori, registi, a partire però da una breve premessa dedicata al fatto che l’incontro si tenesse all’interno della Città del Vaticano, “uno Stato minuscolo, che per il 78% del suo territorio è coperto di chiese, monumenti, musei e giardini”. Quasi a conferma che “la bellezza è una costante, un emblema della storia della cristianità e soprattutto della Chiesa cattolica”. Ravasi si è poi ampiamente soffermato sull’origine delle parole “bello” e “brutto” e sul loro significato. Bello deriva (è una “deformazione”, una crasi) da una parola tardo medioevale, “bonicellus”, che “vuol dire buono, gradevole, simpatico”; “dunque alla base della parola italiana bello c’è anche buono”.

L’antipodo, che è la parola “brutto”, genera invece altri due termini: “bruttezza, che è una qualità estetica, e bruttura, che è una qualità etica”. Il cardinale ha a questo punto descritto, a titolo di esempio, un quartiere periferico e poco curato di una città, “con brutti palazzi, uno sopra l’altro, senza verde o con giardini spelacchiati, con strade sporche e magari teatro di violenza o di spaccio… Ebbene un giovane che cresce lì più difficilmente acquisirà il senso del bello e faticherà a rispettare il bello e il buono” che “incontrerà nella vita”. Ciò per dire che la “dimensione etica e quella estetica si incrociano, si incontrano”.

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