Austria: domani ballottaggio per elezione Presidente. Iai, “avanza la minaccia populista e nazionalista”

“Con una campagna nazionalista e anti-immigrazione, l’Fpö è riuscito a sbaragliare i partiti tradizionali, assicurandosi la maggioranza relativa dei voti (36,4%). Nel ballottaggio del 22 maggio, dovrà ora affrontare il candidato indipendente (ma comunque sostenuto dal partito dei Verdi) Alexander van der Bellen che ha ottenuto il 20,4% dei voti”. Lo affermano Matteo Garnero ed Eleonora Poli sul numero di “AffarInternazionali”, rivista dell’Istituto affari internazionali (Iai) diffusa oggi. “Il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann ha rassegnato le proprie dimissioni, lasciando il posto a Christian Kern, nel tentativo di fermare il crollo di consensi del governo di coalizione”, spiegano i due ricercatori. “L’importanza delle elezioni in questione è più simbolica che sostanziale, dal momento che il ruolo del Presidente, così come previsto dalla costituzione dell’Austria, è formalmente di rappresentanza. Ciononostante, il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali rappresenta un dato in linea con un allarmante trend, che vede i movimenti populisti assediare le porte dei governi europei”.
L’articolo ripercorre i recenti successi nel nord Europa, di formazioni nazionaliste o antieuropeiste di destra come il Front National in Francia, Alternative für Deutschland in Germania, il britannico Ukip. “Diversamente dal Nord Europa, il malcontento dei cittadini del Sud si è manifestato tramite partiti populisti di sinistra, soprattutto a causa delle politiche di austerità adottate dai governi nazionali per risanare le economie locali”: è il caso di Podemos in Spagna e di Syriza in Grecia. “In Italia, invece, il Movimento 5 Stelle, che rifiuta ogni tipo di categorizzazione politica, ha però inserito nella propria piattaforma politica molte istanze della sinistra come la necessità di introdurre un reddito di cittadinanza”. Secondo Garnero e Poli, “le ragioni del successo elettorale dell’Fpö vanno ricercate nella sfiducia comune a tutti i cittadini europei nei confronti della classe politica tradizionale, apparentemente incapace di rilanciare l’economia e gestire la crisi migratoria”.

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