Cardinale Montenegro: leggere dramma migranti come “una seconda edizione della Bibbia”

Impegnarsi per i poveri, tra cui i migranti, significa oggi, per i cristiani, vivere “una seconda edizione della Bibbia, perché quando i popoli si spostano sta cambiando la storia. Essere misericordiosi non significa essere compassionevoli: non è importante l’elemosina o la lacrimuccia ma il gesto, perché la fede e l’amore non possono essere vissuti senza sbracciarsi e prendere posizione”. Lo ha ribadito oggi a Roma il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (nel cui territorio diocesano ricade Lampedusa) e presidente di Caritas italiana e della Commissione Cei per il servizio della carità e la salute, nella sua relazione alla giornata di studio su “Misericordia dalle periferie. Un Giubileo in uscita”, organizzata dall’Istituto superiore di catechesi e spiritualità missionaria, in collaborazione con la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana. “La misericordia ci rigenera, fa saltare gli ingranaggi iniqui – ha affermato -. Se la Chiesa è continuazione di Cristo oggi, la Chiesa non può non essere misericordiosa. Deve essere accogliente, estroversa, pronta ad uscire di notte, compagna di strada, capace di accogliere tutti. Questa Chiesa dobbiamo realizzare. Non è più possibile far finta di niente e passare oltre; non solo perché lo dice Papa Francesco ma perché la storia ce lo rinfaccia”.

A Lampedusa, ha confidato l’arcivescovo di Agrigento, “cerco di leggere la storia non solo con il giornale che dà le statistiche: finora 25mila morti nel Mediterraneo ma si pensa ce ne siano altrettanti non contati. A me interessa anche la vita di un uomo soltanto”. “La storia di oggi – ha detto – per me è l’edizione nuova della Bibbia. Il popolo ebraico, il deserto, il mar Rosso, fatti simili si stanno vivendo oggi. E in questa seconda edizione il Signore metterà i nostri nomi. A quel tempo hanno creduto nelle parole di Mosè, noi oggi abbiamo la certezza che una terra promessa c’è. Il nostro Gesù Bambino è stato fortunato perché ha trovato una stalla e un bue e un asinello; a Lampedusa tanti bambini non ce l’hanno fatta e sono morti. È importante saper leggere questa storia perché è Dio che passa”. “Noi cerchiamo Dio qui e là – ha proseguito -, ma Dio è in viaggio. E nel mondo è lunga la fila dei disperati e affamati di vita. Il Vangelo deve essere per forza tradotto in gesti. L’amore o è concreto o non è amore”.

 

 

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