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Papa Francesco: udienza, “se non spalanco la porta del mio cuore al povero” la porta “resta chiusa anche per Dio”

“Se io non spalanco la porta del mio cuore al povero quella porta resta chiusa, anche per Dio: e questo è terribile!”. È l’ammonimento del Papa, che ha sintetizzato così il senso della seconda parte della parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro. “Prima gli negava pure gli avanzi della sua tavola, e ora vorrebbe che gli portasse da bere! Crede ancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale”: è questo il cuore del capovolgimento del rapporto tra il ricco e il povero, ha spiegato il Papa durante l’udienza di oggi. “Dichiarando impossibile esaudire” la richiesta del ricco – ha proseguito – “Abramo in persona offre la chiave di tutto il racconto: spiega che beni e mali sono stati distribuiti in modo da compensare l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in un grande abisso”. In altre parole: “Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta e aiutare Lazzaro, ma ora che entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile”. “Dio non è mai chiamato direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in guardia”, ha puntualizzato Francesco: “La misericordia di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nel nostro cuore chiuso, non può entrare. Se io non spalanco la porta del mio cuore al povero quella porta resta chiusa, anche per Dio e questo è terribile!”.

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