Costa d’Avorio: un documentario per raccontare Duékoué, rifugio salesiano che salvò 30mila vite

Nelle ultime settimane i Salesiani hanno annunciato più volte che non lasceranno Aleppo, uno degli epicentri del conflitto in Siria, per cercare di aiutare le famiglie che restano in quella città. Non è la prima volta che compiono gesti simili. Nel 2011 la resistenza della missione salesiana “Santa Teresa di Gesù Bambino” a Duékoué, Costa d’Avorio, ha permesso di salvare la vita a 30mila persone, che si rifugiarono nelle sue strutture di appena 2,5 ettari, nel pieno della guerra civile. Il regista di documentari Raul de la Fuente ha osservato la vita missionaria a Duékoué e ha potuto raccontare la storia “eroica” – come la definisce nel documentario “30mila” – di alcuni Salesiani che hanno deciso di cambiare la vita di migliaia di persone. Secondo quanto riporta l’agenzia salesiana Ans, durante l’avanzata delle truppe ribelli a Duékoué, omicidi, stupri, mutilazioni e gesti di umiliazione erano divenuti abituali. Solo le strutture salesiane vennero risparmiate. Spiega il salesiano don Carlos Berro: “la gente rispettava il carattere della parrocchia e per questo non entrarono dentro a fare barbarie”. Così la missione divenne meta di pellegrinaggio per circa 30mila persone, che vedevano in essa la loro salvezza. Una volta finita la guerra il lavoro dei Salesiani non è terminato. L’impegno salesiano continua ora “cercando di rimarginare le ferite, ascoltando, chiedendo risarcimenti per le vittime, lavorando per raggiungere un qualche tipo di riconciliazione sociale, offrendo formazione ai giovani, anche a quelli che divennero aggressori, in modo che possano guadagnarsi da vivere”.

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