Italia-Africa: padre Albanese, bene dialogo, ma non si punti sui dittatori

(DIRE-SIR) – “Va bene il dialogo con l’Africa ma se si vuole davvero aiutare il continente bisogna sostenere i movimenti popolari e la società civile, perché molti dei governanti invitati a Roma sono dittatori”. Comincia così l’intervista alla Dire di padre Giulio Albanese, che sulla Conferenza di domani alla Farnesina fa subito una premessa: “Sono molto scettico”. Direttore della rivista ”Popoli e missione”, già fondatore dell’agenzia di stampa Misna, da ultimo autore di “Vittime e carnefici nel nome di “Dio” (Einaudi, 2016), questo sacerdote-giornalista sempre a caccia di notizie avverte: “Con iniziative del genere c’è sempre il rischio che l’aspetto formale abbia il sopravvento su quello sostanziale”. Ma incontrare le delegazioni di oltre 50 Paesi è comunque un fatto positivo, giusto? “Bisogna passare dalle parole ai fatti, con sano realismo” risponde padre Albanese: “Molti dei governi invitati sono regimi dittatoriali, che in Paesi come Uganda, Burundi o Congo fanno il bello e il cattivo tempo con il placet delle ”democrazie occidentali”. Nel colloquio torna più volte la parola “dinosauri”; attribuita ai presidenti-padroni in carica da una vita, che ingabbiano e reprimono società civile e partecipazione. “Ma ci rendiamo conto di chi sono questi interlocutori?”, chiede il missionario, cominciando con l’elenco degli impresentabili, “persone che non hanno credibilità per stare lì”. Ecco allora un po’ di nomi: la dinastia dei Bongo in Gabon, l’ugandese Yoweri Museveni, il ciadiano Idriss Deby, il camerunense Paul Biya, solo per fare degli esempi. Secondo padre Albanese, “l’Italia e l’Europa devono assumersi le loro responsabilità”, permettendo ai movimenti popolari di affermarsi e promuovendo le organizzazioni della società civile.
“Non basta rilanciare le campagne di investimenti che poi conducono alla privatizzazione e alla svendita delle materie prime”, avverte il missionario. Convinto che domani il governo italiano debba lanciare un segnale perché sia possibile invertire la rotta: “Tiri fuori la questione degli Epa, che nella loro formulazione attuale sono vessatori e penalizzano le economie africane”. Gli Economic Partnership Agreements, in acronimo Epa, sono accordi per la liberalizzazione dei mercati che non terrebbero conto delle peculiarita” e delle debolezze dei produttori africani. Secondo padre Albanese, le pressioni, le resistenze e i contrasti legati alla loro approvazione riflettono “la complessità dei rapporti tra Nord e Sud del mondo”.
E il Migration Compact, la proposta italiana per un sostegno ai Paesi di origine dei migranti? “Uno dei problemi di fondo è garantire un meccanismo di monitoraggio e poi c’è il nodo decisivo della finanziarizzazione del debito”, risponde il missionario: “Se i fondi sono erogati da creditori privati si innesca un meccanismo di speculazione, altro che aiuti!”. L’assunto di base, a ogni modo, è che la Conferenza garantirà spunti di riflessione molteplici. “È importante che l’Africa riemerga nell’agenda italiana dopo esserne pressoché scomparsa”, sottolinea padre Albanese, consapevole della possibilità per la Farnesina di contatti utili in vista del voto sull’assegnazione delle Olimpiadi e di “future scelte per le Nazioni Unite”. Un motivo di perplessità riguarda però ancora le presenze, e le assenze, di domani. “Ad appuntamenti del genere sarebbe stato importante avere una buona rappresentanza del mondo della cooperazione”, sottolinea padre Albanese, molti anni a sud del Sahara: “A partire dai missionari, che hanno fatto fare bella figura all’Italia in Africa”.

(www.dire.it)

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