Cardinale Bagnasco: all’assemblea Cei, “cari sacerdoti, voi siete per noi fratelli e amici”

“Cari sacerdoti, voi siete per noi ‘fratelli e amici’ come ricorda il Concilio: mentre diamo testimonianza della vostra quotidiana vicinanza alla gente, vi ringraziamo per quello che fate uniti a noi, vostri Vescovi e Padri”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella relazione di apertura della seconda giornata dell’Assemblea dei vescovi. “Il Signore ci ha messi insieme, perché vivessimo la comunione nel Presbiterio diocesano con tensione ideale e con fiducioso realismo”, ha proseguito riferendosi al tema dell’assise in corso in Vaticano, il rinnovamento del clero: “La nostra unità – insieme alla nostra preghiera – è la prima forma di quel prenderci cura di noi stessi e del nostro popolo che tanto raccomanda Papa Francesco. A nostra volta, non dimentichiamo quanto afferma il Concilio: ‘È ai Vescovi che incombe in primo luogo la grave responsabilità della santità dei loro sacerdoti'”. Di qui la necessità, per il presidente della Cei, di  “prendersi cura con la massima serietà della continua formazione del proprio presbiterio. Responsabilità ben più grande delle nostre forze, che portiamo con fede nella grazia dello Spirito”. Tra gli appuntamenti ecclesiali imminenti, Bagnasco ha citato la Giornata mondiale della gioventù, in programma a luglio a Cracovia, e il Congresso eucaristico nazionale, che si celebrerà a Genova dal 15 al 18 settembre. “Intensificare l’adorazione nelle parrocchie, diffondere il sussidio per la preghiera quotidiana in famiglia, utilizzare il documento teologico-pastorale, distribuire a largo raggio il Messaggio a firma del Consiglio episcopale permanente”: sono questi, per il presidente della Cei, i “passaggi decisivi per la migliore preparazione all’appuntamento, se vogliamo che sia davvero un evento di grazia per noi e le nostre Comunità”. Le catechesi che si terranno nelle diverse chiese di Genova, ha annunciato Bagnasco, “saranno sull’Eucaristia alla luce dei cinque verbi di Firenze, così da segnare una continuità sostanziale con il mistero che sta al centro della Chiesa e della sua missione”.

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