Abusi: Deodato (Centro accompagnamento vocazionale), “le vittime vanno ascoltate e credute”

“Accompagnare una donna vittima di abuso vuol dire combattere con il senso di morte per cercare insieme i segni di vita nascosti, ma presenti, e lentamente restituire a lei una possibilità di ripartire nella sua vita senza che l’abuso subìto la condanni a ripetizioni ingannevoli e dolorose”. Anna Deodato, formatrice vocazionale presso il “Centro per l’accompagnamento vocazionale”, intervenendo al seminario milanese sugli abusi e la prevenzione, ha affrontato il tema in una molteplicità di aspetti. “L’abuso fa parte prima di tutto di una dinamica di potere, supremazia, dominio e subordinazione – ha affermato – verso una o più persone che sono in una situazione di vulnerabilità esistenziale e dipendenza. Può essere per età, per circostanze di vita, per bisogni affettivi personali… Colui che abusa sceglie la vittima e si mette prima in sicurezza attraverso un sistematico gioco di potere nel quale la manipolazione affettiva e la riorganizzazione, insieme acuta e perversa della realtà quotidiana della vittima, hanno un ruolo centrale”. Quindi l’abuso sessuale “viene da lontano, è preparato ed è preceduto da un insieme di atti di abuso di potere”. Da qui una serie di indicazioni affinché vigilanza e prevenzione mirino a evitare tutte le forme di abuso, per lo più esercitate su minori e donne.

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Deodato ha poi aggiunto: “Ogni vittima invoca l’ascolto profondo che sappia sostenere la veridicità del suo dolore. La paura di non essere creduta è parte centrale dello snodo della fiducia. L’angoscia di essere di nuovo derisa, giudicata è terribile e pesa come un macigno”. Dare credibilità alle vittime è il punto di partenza per riuscire a rielaborare e consentire una relazione terapeutica, “capace di sostenere e promuovere il nuovo cammino”. Deodato si è poi domandata: “Si può trasformare il dolore? Ci sono vie di riscatto? Di liberazione? Come vincere il male col il bene?”. Queste “sono domande che, non senza travaglio, mi hanno accompagnato e mi accompagnano ogni qualvolta incontro una vittima di violenza, di sopraffazione, umiliata e tradita”. Anna Deodato, che da anni segue donne vittime di abuso, ha aggiunto: “La Chiesa non può e non deve più restare lontana dal dramma di queste donne, di troppe donne che attendono una parola che le accompagni a ritrovare dignità e stima nel corpo della Chiesa. Io credo che il dolore è trasformato quando nella vita della vittima si affaccia la speranza: questa è un’opera di giustizia e di pace”. E ha concluso: “Sono convinta che, essere qui oggi, impegni tutti noi, individualmente e come corpo ecclesiale, a una revisione di vita e a un rinnovamento delle nostre coscienze”.

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