Papa Francesco: alle religiose, no a “femminismo” e “clericalismo”

Femminismo e clericalismo: sono le “due tentazioni dalle quali dobbiamo guardarci”. Lo ha detto il Papa alle religiose dell’Unione internazionale superiore generali, incontrate ieri in Aula Paolo VI. “La prima è il femminismo”, si legge nella trascrizione integrale dell’intervento a braccio, diffusa oggi: “Il ruolo della donna nella Chiesa non è femminismo, è diritto! E’ un diritto di battezzata con i carismi e i doni che lo Spirito ha dato. Non bisogna cadere nel femminismo, perché questo ridurrebbe l’importanza di una donna”. L’altro pericolo “molto forte” è il clericalismo: “Pensiamo che oggi più del 60 per cento delle parrocchie – delle diocesi non so, ma solo un po’ meno – non hanno il consiglio per gli affari economici e il consiglio pastorale. Questo cosa vuol dire? Che quella parrocchia e quella diocesi è guidata con uno spirito clericale, soltanto dal prete, che non attua quella sinodalità parrocchiale, quella sinodalità diocesana, che non è una novità di questo Papa. No! E’ nel Diritto Canonico, è un obbligo che ha il parroco di avere il consiglio dei laici, per e con laici, laiche e religiose per la pastorale e per gli affari economici. E questo non lo fanno. E questo è il pericolo del clericalismo oggi nella Chiesa”. “Dobbiamo andare avanti e togliere questo pericolo, perché il sacerdote è un servitore della comunità, il vescovo è un servitore della comunità, ma non è il capo di una ditta”, la proposta di Francesco, che ha fatto notare come “in America Latina il clericalismo è molto forte, molto marcato. I laici non sanno che cosa fare, se non domandano al prete…”. “Il clericalismo è un atteggiamento negativo”, ha ammonito il Papa: “Ed è complice, perché si fa in due, come il Tango che si balla in due… Cioè: il sacerdote che vuole clericalizzare il laico, la laica, il religioso e la religiosa, il laico che chiede per favore di essere clericalizzato, perché è più comodo”. “Io, a Buenos Aires – ha raccontato Francesco – ho avuto questa esperienza tre o quattro volte: un parroco bravo, che viene e mi dice ‘Sa, io ho un laico bravissimo in parrocchia: fa questo, fa questo, sa organizzare, si dà da fare, è davvero un uomo di valore…Lo facciamo diacono?’. Cioè: lo ‘clericalizziamo?’. ‘No! Lascia che rimanga laico. Non farlo diacono’”.

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