Diaconato femminile: Maria Bonafede (pastora valdese), “è l’apertura di una porta rimasta per molto tempo chiusa”

“Quanto ha detto il Papa è molto importante. Do ragione a chi dice che si tratta di una svolta perché, certo, è un piccolo passo con l’avvio di una commissione di studio, ma è l’apertura di una porta che è stata ribadita per molto tempo come chiusa. Mi sembra una bella notizia”. Plaude a papa Francesco Maria Bonafede, alla proposta di istituire una Commissione di studio sul diaconato femminile. Bonafede è una pastora valdese ed è stata la prima donna in Italia a ricoprire la carica di moderatrice della Tavola Valdese. Nel 2014 ha festeggiato trent’anni di ministero pastorale. Il panorama è molto variegato. Le Chiese che vengono dalla Riforma e quindi luterane , riformate, valdesi metodiste, battiste sono arrivate a questo passo da più di metà di un secolo. Le Chiese anglicane ci sono arrivate più recentemente e in modi diversi. Ci sono anche diverse organizzazioni all’interno delle Chiesa. Per esempio nella Chiesa luterana ci sono le donne “vescove” ma nella Chiese riformate è diverso.  Le pastore in Italia sono circa la metà del numero totale dei pastori e quindi una quarantina.  “E’ una vocazione di Dio come per gli uomini”, osserva Bonafede. “Con loro – aggiunge – la vita normale, fatta di uomini e di donne, è entrata a pieno titolo nella Chiesa e l’ha cambiata profondamente portando circolarità, condivisione, maggiore distribuzione delle responsabilità. Le donne, per quello che mi sembra di poter cogliere, riescono di più a condividere e a valorizzare le persone per i doni che hanno ricevuto”.  Riguardo alla Chiesa cattolica, la pastora valdese dice: “Ci sono nella Chiesa cattolica tantissime donne che studiano la Bibbia, che sono addottorate nelle Sacre Scritture, nella teologia. Tantissime donne che oggi sono pronte a predicare, a spiegare la Bibbia, a lavorare nelle chiese. In questo senso, lo spiraglio che si è aperto, mi sembra che possa trovare un terreno preparato. E anche se si tratta di un primo passo, indubbiamente si è aperto uno spiraglio laddove c’è stata una serrata molto ferma fino adesso”. Tutto ciò implica “un grande cambiamento all’interno, più grande di quello che si possa immaginare”, osserva la pastora valdese. “Perché – spiega – chiede di ridistribuire il potere nella chiesa (anche se è una brutta parola da usare) e fa entrare nei più alti dei ministeri la vita di tutti, fatta appunto di uomini e donne. Il ministero – aggiunge – è un servizio ma quando è esclusivo di una parte, diventa potere”. E Papa Francesco agisce “nel suo stile, che è quello di  aprire dalle periferie, per costruire una mentalità”.

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