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Francia: divorzio senza giudice. I vescovi, “un progetto contro l’interesse delle famiglie” e dei minori

I vescovi francesi dicono no all’emendamento ad un progetto di legge sulla giustizia che propone la possibilità di divorziare senza ricorrere al giudice. L’emendamento propone che in caso di divorzio consensuale si possa fare a meno del giudice di famiglia se entrambi i coniugi sono d’accordo. Il divorzio può pertanto essere stabilito con un atto di “scrittura privata” e “archiviato a verbale” da un notaio. Gli obiettivi dell’emendamento sono finalizzati a una maggiore semplificazione della procedura per i due coniugi che consentirebbe anche di decongestionare i tribunali.
“Divorziare senza giudice: un progetto contro l’interesse delle famiglie e della società”: si intitola così un comunicato stampa diffuso questa mattina dalla Conferenza episcopale in cui monsignor Jean-Luc Brunin, vescovo di Havre e presidente del Consiglio episcopale famiglia e società, spiega perché i vescovi dicono di no all’emendamento. Innanzitutto si tratta di una “semplificazione illusoria” visto che già oggi il divorzio consensuale è “una procedura semplice” ma la questione della rapidità del processo non può limitarsi a una questione di procedura. “Una separazione – rileva il vescovo Brunin – dopo anni di vita comune non è mai un fatto semplice e l’intervento di un giudice ha il vantaggio che egli verifica il consenso reale dei coniugi, l’equilibrio degli accordi nonché le difficoltà dell’applicazione della legge”.
Ma la questione che più sta a cuore all’episcopato francese è la “protezione dei più deboli”, nell’interesse in particolare dei minori. “È l’interesse del figlio a guidare il giudice, alla luce del fatto che il divorzio ha un impatto reale sulla sua vita”. Se l’emendamento al progetto di legge passasse, “chi prenderà la difesa dei bambini?”, chiede monsignor Brunin. L’emendamento prevede il divieto di utilizzare una tale forma di divorzio se il bambino chiede di essere ascoltato da un giudice. Si tratta però di una previsione “non realistica”, fa notare il vescovo che pone a questo riguardo alcuni interrogativi: a chi dirà il bambino di essere ascoltato? Come garantire che i genitori non lo scoraggino, pensando indubbiamente di fare bene così? Come far pesare la responsabilità di una tale scelta su un minore”. A chi poi ritiene che una tale procedura costi meno, i vescovi fanno notare la remunerazione richiesta dai notai e concludono: “Dobbiamo, al contrario, dare più mezzi ai magistrati perché assicurino la protezione giuridica dei più deboli e sostengano la famiglia nella loro vita quotidiana. Prendersi cura delle famiglie è prendersi cura della società”.

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