Cardinale Bagnasco: “le nostre parole devono nascere da Dio”

“Si crede che oscurando Dio dall’orizzonte l’uomo possa essere meglio sé stesso, libero, autonomo, felice. Ma è davvero così? Vediamo attorno a noi più libertà, più unità, più gioia? Così non sembra e così non è”. È un passaggio dell’omelia pronunciata ieri sera dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, in occasione della Messa celebrata nel primo anniversario della morte del cardinale Giovanni Canestri. “Il pane è necessario, e oggi è ancora più importante – ha affermato il cardinale -, ma l’adorazione è indispensabile perché adorare significa riconoscere con lacrime di gioia che Dio è Dio e l’uomo è creatura”. “Cari amici – ha proseguito Bagnasco – non possiamo tacere, ma le nostre parole devono nascere da Dio, davanti al quale sostare ogni giorno per rimanere in ascolto delle sue parole non delle nostre”. “Il nostro cardinale Canestri – ha detto ricordando la figura e l’opera pastorale del suo predecessore sulla cattedra di San Siro – si è mantenuto nel coraggio di Dio e nella consapevolezza che Cristo ha vinto il mondo, lo ha vinto con la forza dell’amore e della verità anche se questa, la verità di essere Dio, il Messia promesso, l’unico salvatore del mondo, gli ha procurato incomprensione, abbandono e morte”. “E noi – ha domandato – chi siamo per essere di più del maestro? Possiamo rincorrere il mondo con le sue favole mentre Cristo ha resistito al mondo per salvare il mondo? Gesù ci ha detto queste cose non perché avessimo paura ma perché potessimo avere pace in lui”.

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