Comunicazione: Jourdan (Estonia), “La comunicazione in Paesi con pochi cattolici è una sfida”

“Soprattutto nei Paesi senza tradizione cattolica è necessario che il messaggio della Chiesa sia semplice”. Lo ha detto Philippe Jourdan, vescovo di Tallinn in Estonia, durante l’incontro organizzato oggi pomeriggio dalla Pontificia Università della Santa Croce sulla comunicazione delle chiese nel mondo. “Per il suo passato – ha spiegato il vescovo -, l’Estonia è uno dei Paesi meno cattolici al mondo. Si stima che negli anni ’60 ci fossero cinque o sei persone cattoliche e anche oggi, pochissimi sono i praticanti, sotto l’1% della popolazione. Vuol dire che la maggioranza delle persone non conosce nessun cattolico. L’opinione pubblica è più influenzata dalla Chiesa cattolica universale, in particolare dal Santo Padre, che da quella locale perché c’è scarsa informazione. La stessa comunità cattolica che vive in Estonia – ha aggiunto – viene valutata dai non cattolici in relazione alla reputazione di Papa Francesco. Ma l’esempio delle persone è importante perché soprattutto in futuro saranno il volto del cattolicesimo”. “Le critiche dei prelati che fanno il giro del mondo sono amplificate in Estonia – ha osservato – dalla mancanza di presenza cattolica. Non voglio dire che occorre nascondere la verità ma sarebbe meglio dare meno rilevanza a chi dà la propria interpretazione della Chiesa cattolica”. “La comunicazione in Paesi con pochi cattolici è una sfida ma andrebbero studiati meglio gli aspetti senza un grande dispendio di risorse. È strano per esempio – ha concluso – che il Santo Padre tempo fa abbia indetto una giornata di digiuno per la Siria ma che a noi sia arrivata la comunicazione dopo due settimane perché si dava per scontato che i media locali ne avessero parlato. Solo un giorno – ha concluso – quando ci sarà una sorta di intranet fra i vescovi potremo avere notizia tempestiva delle parole del Papa”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy