Svizzera: Commissione di bioetica, “in nome della dignità umana, no alla diagnosi preimpianto”

No della Commissione di bioetica della Conferenza dei vescovi svizzeri alla modifica della Legge sulla medicina della procreazione (Lpam) che intende fissare le condizioni dell’introduzione della diagnosi preimpianto in Svizzera. La popolazione svizzera si pronuncerà il 5 giugno prossimo sull’abolizione del divieto della diagnosi preimpianto (Dpi) e le condizioni della sua autorizzazione in Svizzera. La Conferenza dei vescovi svizzeri così come la sua Commissione di bioetica si sono pronunciati più volte contro l’introduzione di questa tecnica perché la modifica della Lpam proposta dal Parlamento e sostenuta dal Consiglio federale “contiene diversi aspetti altamente problematici dal punto di vista etico”. Anzitutto – si legge in un comunicato della Commissione – la diagnosi preimpianto “pone di per sé stessa gravi problemi etici: si tratta di una tecnica di selezione di embrioni ottenuti per fecondazione artificiale (Fiv) con l’obiettivo di assicurarsi che il nascituro non sia portatore di una malattia ereditaria grave. Gli embrioni non impiantati sono distrutti, congelati o utilizzati per la ricerca. Autorizzare la Dpi significa dunque acconsentire a selezionare chi è degno di vivere e chi no”. Il progetto di legge inoltre prevede un allargamento della pratica rendendola disponibile non solo alle coppie portatrici di una malattia ereditaria grave, ma a tutti coloro che ricorrono a una Fiv. “Le conseguenze – rileva la Commissione – sono gravi: vi è d’una parte un aumento esponenziale del numero di embrioni sovrannumerari. Dall’altra parte si decreta che una malattia genetica come la Trisomia 21 giustifica la selezione. Ne risulta una stigmatizzazione delle persone che vivono in questa situazione”. Il progetto di legge prevede anche l’autorizzazione al congelamento degli embrioni ottenuti con la Fiv. Ma, “si tratta di una procedura che tratta l’embrione come un oggetto da conservare fino al momento in cui se ne ha bisogno. La crioconservazione implica inoltre un intervento radicale nella storia di un essere umano e viola dunque la dignità umana”. Per tutte queste ragioni, la Commissione di bioetica ritiene che “le disposizioni di questo progetto di legge non rispettino la dignità inviolabile dell’essere umano. Infatti, una società è autenticamente umana quando, pur lottando contro la sofferenza e la malattia, si dimostra capace di accogliere ogni persona nella sua dignità e di far posto ai più piccoli e ai più vulnerabili”.

 

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