Medicina rigenerativa: mons. Trafny (Pcc), staminali adulte “molto promettenti”. Necessaria riflessione su “potenziamento essere umano”

“Nostro obiettivo non è polemizzare con chi sta portando avanti la ricerca sulle cellule staminali embrionali, ma dimostrare che la ricerca sulle staminali adulte è molto più promettente. Non desideriamo la polemica ma il dialogo, e vorremmo lanciare un messaggio di speranza”. Non usa giri di parole monsignor Tomasz Trafny, responsabile del Dipartimento “Scienza e fede” del Pontificio Consiglio della cultura (Pcc), che con la Stem for Life Foundation e la Stoq Foundation promuove la terza conferenza internazionale sulla medicina rigenerativa (Aula nuova del Sinodo, 28 – 30 aprile). Presentando oggi l’iniziativa, sul tema “Cellular Horizons. How Science, Technology, Information and Communication Will Impact Society”, mons. Trafny spiega che l’appuntamento è dedicato alle malattie rare, più di 6mila, “fenomeno che viene presentato come realtà molto settoriale e residuale mentre coinvolge più di 300 milioni di persone nel mondo, oltre ai familiari che se ne prendono cura”. Tutti questi, ha detto, “vanno aiutati a combattere la loro battaglia” ; si tratta di “un problema globale che non trova adeguata attenzione”. La scienza “progredisce in maniera significativa ma non si può lavorare a scompartimenti stagni”, aggiunge. Importante “offrire un messaggio di sollievo che lasci una traccia significativa nella cornice di una ricerca eticamente accettabile”. “Vogliamo far vedere – insiste Trafny – che esistono decine di migliaia di protocolli di cura che non suscitano problemi etici o morali”. Ulteriore obiettivo, “‘sfidare’ visioni antropologiche che non necessariamente corrispondono al nostro codice etico”. Con riferimento all’eticamente discutibile “editing del Dna” da parte di alcuni scienziati cinesi, Trafny annuncia l’intenzione di “avviare un dialogo, che non si esaurirà nelle tre giornate, sui rischi, ad esempio, di trovarsi un giorno con persone con Dna modificato, e una riflessione sul cosiddetto ‘potenziamento’ dell’essere umano”. Il punto di riferimento della ricerca, conclude, “deve essere sempre il bene della persona”.

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