Comunicazione: don Maffeis (Cei), “Creato nell’ultimo anno un database di persone autorevoli capaci di rispondere ai media”

“Non è secondario nemmeno il livello di comunicazione interna anche nella Conferenza episcopale perché a volte, presi dall’emergenza, i rapporti fra i diversi uffici interni saltano. Uno dei risultati più fecondi del lavoro di quest’anno è stato quello di fare in modo che i 22 uffici della Conferenza episcopale italiana fossero coinvolti nel lavoro essenziale di mettere a disposizione delle persone competenti, laiche e non, ad essere intervistate dalle televisioni, le radio o rispondere sui social”. Lo ha detto don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio comunicazione della Conferenza episcopale italiana, nel suo intervento al seminario “Partecipazione e condivisione, gestire la comunicazione della Chiesa in un contesto digitale”, organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce. La manifestazione, giunta alla decima edizione, ha l’obiettivo di indagare i vari aspetti della comunicazione della Chiesa attraverso l’aiuto di molti esperti internazionali del settore. “Il lavoro – ha continuato monsignor Maffeis – ha portato a dei risultati come la creazione di un database aggiornato. Ora tante trasmissioni televisive ci chiamano perché sanno che ci sono delle persone disponibili e autorevoli. Un esempio è stato quando il Papa era in Messico e per la Rai c’era la necessità di coprire molte ore avvalendosi di questi contributi. Il ruolo dell’ufficio in questo modo è stato accresciuto, obbligando me, paradossalmente, a fare un passo indietro come portavoce. Non è una scorciatoia – ha commentato infine – ma è un modo aperto di delegare gli altri a rispondere a temi scottanti sui quali il portavoce non può comunque nascondere la faccia. Mi ha aiutato a dare risposte e si è evitato così di rigettare le tante richieste”.

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