Migranti: Rini (La Vita Cattolica), “non è la difesa armata che salverà la vecchia Europa”

“La grande sfida del XXI secolo è proprio quella che oppone l’egoismo postumanistico e postcristiano e l’amore che nasce dall’umanesimo cristiano. In altre parole: la sfida tra i muri e i ponti, tra il filo spinato e la mano tesa”. È quanto afferma Vincenzo Rini, direttore del settimanale diocesano cremonese “La Vita Cattolica”, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero. “Mentre in Europa si costruiscono muri per difenderci dalla fame di libertà e di dignità di uomini, donne e bambini rinchiusi nei vari campi profughi o pronti a morire annegati nel gran cimitero Mediterraneo pur di sfuggire alla miseria e alla guerra, Papa Francesco pensa a costruire ponti per offrire speranza ai poveri del mondo”, osserva Rini, per il quale “l’Europa si blinda nelle sue frontiere, nel suo egoismo sazio e disperato” mentre “il Papa annulla le frontiere per andare ad abbracciare, nell’isola di Lesbo, le migliaia di persone in fuga, testimoniando che l’amore di Cristo verso gli ultimi della terra è l’unica soluzione all’emergenza epocale che si sta consumando nel vecchio mondo”. Ricordando quanto successo “millecinquecento anni fa, al tempo delle invasioni barbariche, quando l’impero romano, con tutta la sua forza non poté resistere ai nuovi arrivati” e “solo il papa, Leone Magno, con armi ben diverse da quelle delle armate romane, poté fermare l’invasione, sulla scorta del dialogo con Attila e del rispetto per il suo popolo”, il direttore osserva che “anche oggi eserciti alle frontiere, filo spinato, armigeri schierati non sono in grado di affrontare la grande emergenza”. “Solo il Papa, con le armi dell’amore, della pace, del rispetto della dignità di ogni persona, indica la strada giusta: quella dell’accoglienza, del dialogo, dell’allargare gli orizzonti”, continua Rini, per il quale “non è la difesa armata che salverà la vecchia Europa; occorre progettualità, capacità di creare situazioni nuove, a casa nostra e nei Paesi da cui i poveri fuggono”. “Il pellegrinaggio del Papa a Lesbo offre anche un messaggio forte alle Chiese cristiane” perché il Papa volendo accanto a sé Bartolomeo I e Ieronymos II “ha testimoniato al mondo che cattolici e ortodossi, pur ancora divisi su alcune dottrine, sono però uniti nel testimoniare l’amore di Cristo”. “L’ecumenismo incomincia da qui: dal manifestare uniti la paternità di Dio all’umanità sofferente. Un gesto – conclude – che vale più di mille dichiarazioni teologiche”.

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