Diocesi: Mazara del Vallo, successo per il progetto “Donna” della Fondazione San Vito onlus per italiane e tunisine

Autoimprenditorialità, autostima ed essere donna. Su questi valori si è mosso il progetto “Donna” promosso in Fondazione San Vito onlus a Mazara del Vallo e che ha coinvolto ventidue donne italiane e tunisine, tutte mamme dei ragazzi che frequentano il centro “Voci del Mediterraneo”. Il motivo dello stare insieme è stato un corso di ricamo, avviato grazie alla disponibilità di Giovanna Braggio, una volontaria che ha messo a disposizione il proprio know-how alle donne che, una volta a settimana, frequentano il centro “Voci del Mediterraneo”. “L’idea che ci ha fatto mettere in pratica il progetto era la necessità di coinvolgere le famiglie dei ragazzi che frequentano il nostro centro – spiega Annamaria Lodato, una delle operatrici della Fondazione – quindi abbiamo avviato questo percorso a tappe: dapprima la conoscenza, poi la conoscenza del gruppo, il rilassamento guidato e poi il ricamo”. Ne è nato un interesse e la voglia di stare assieme. “Il ‘fare’ è alla base per la sconfitta di depressione e solitudine – spiega Marilena Campagna, assistente sociale della Fondazione – ecco perché è nato un vero e proprio laboratorio che vede insieme, una volta a settimana, tutte le mamme dei nostri ragazzi”. In molte di loro è nata una vera passione per il ricamo. “È la prima volta che io ricamo – ha detto Afef Alilou – mi sono trovato bene in questo laboratorio”. A incentivare la partecipazione delle donne musulmane sono stati proprio i figli, coloro che frequentano il centro “Voci del Mediterraneo”.

Col laboratorio di ricamo il percorso non si è concluso, perché per gli operatori della Fondazione l’obiettivo è quello di analizzare la figura della “donna” a 360 gradi. “A partire dalla famiglia – spiega ancora Annamaria Lodato – perché una mamma consapevole è una madre con tutto il nucleo familiare ma, soprattutto, con i figli. Il percorso vuole coinvolgerle in tutti i suoi aspetti. Tratteremo anche quello dell’alimentazione, parlando di cibo e abitudini”. “Di fondo c’è la consapevolezza di creare un clima d’accoglienza – evidenzia Marilena Campagna – dove chi viene qui deve sentirci non ‘diverso’ ma accolto, uguale a tutti gli altri. Un percorso che le aiuterà, sicuramente, ad inserirsi di più nel tessuto sociale della città”.

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