Papa a Lesbo: volo di ritorno, no a “ghetti” in Europa. “Ponti si fanno con dialogo e integrazione”

“Il mio viaggio è stato umanitario. Voglio ringraziarvi per questa giornata di lavoro, per me è stato troppo forte…”. Visibilmente commosso Papa Francesco si è presentato ai giornalisti sul volo di ritorno da Lesbo a Roma. Interpellato sull’eventuale fine di Schengen e del sogno europeo il Pontefice ha riconosciuto l’esistenza in Europa di “ghetti” e ha risposto: “Non lo so, ma io capisco i popoli che hanno una certa paura. Dobbiamo avere una grande responsabilità nell’accoglienza e uno degli aspetti è proprio come si integra questa gente. Ho sempre detto che fare muri non è una soluzione, abbiamo visto il secolo scorso la caduta di uno di questi muri… Non si risolve niente. Dobbiamo fare ponti, ma i ponti si fanno intelligentemente, col dialogo, l’integrazione. Io capisco un certo timore, ma chiudere le frontiere non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo e l’Europa deve urgentemente fare politiche di accoglienza, integrazione, crescita, lavoro e riforma dell’economia. Tutte queste cose sono i ‘ponti’ che ci porteranno a non fare muri”. Il Papa ha poi preso dei fogli con i disegni che gli sono stati regalati dai bambini del campo profughi di Moria: “Dopo quello che ho visto, che voi avete visto, in quel campo rifugiati, c’era da piangere. Ho portato dei disegni per farveli vedere. Ecco: Che cosa vogliono i bambini? Pace. È vero che nel campo hanno corsi di educazione, ma che cosa hanno visto quei bambini… Qui si vede un bambino che annega”, dice mostrandolo. “Questo hanno nel cuore. Hanno in memoria questo e ci vorrà del tempo per dimenticare. Uno ha disegnato il sole che piange”, dice Francesco: “E se anche il sole è capace di piangere anche a noi una lacrima ci farà bene”.

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