Amoris Laetitia: mons. Semeraro ad Avvenire, “Esortazioni apostoliche successive a un Sinodo hanno sempre avuto grande rilevo magisteriale”

“La costituzione dogmatica Lumen gentium del Vaticano II afferma che l’’assenso religioso della volontà e della intelligenza’ dovuto al magistero della Chiesa ‘lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla ex cathedra’. Questo implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall’insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi”, risponde così monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9, il Consiglio dei cardinali che collabora con il Papa nel processo di riforma della Curia Romana, in un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano Avvenire in cui gli viene chiesto come si deve considerare l’Esortazione Amoris Laetitia stante il suo non essere un intervento “ex cathedra”. “Per chi conosce la teologia non c’è possibilità di equivoco – prosegue mons. Semeraro -. Considerando la varietà delle forme magisteriali (una volta, nei manuali di teologia s’usava inserire le ‘note’, o ‘qualificazioni’ teologiche), non c’è alcun dubbio che dall’Evangelii nuntiandi di Paolo VI sino ad oggi le Esortazioni apostoliche successive a un Sinodo dei vescovi hanno sempre avuto un grande rilievo magisteriale. Solo esternamente, basta considerare l’evidenza che danno loro i mezzi ufficiali di comunicazione della Santa Sede: le esortazioni sono poste subito dopo le encicliche”.

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