Aborto: Scaraffia (storica), “le difficoltà in alcune Regioni vanno di pari passo con il dissesto della sanità”

Un invito a mettere da parte gli aspetti morali, “che riguardano la coscienza di ognuno e non sono oggetto del pronunciamento del Comitato dei diritti sociali del Consiglio d’Europa” sulla presunta difficoltà di abortire nel nostro Paese”, e a sgomberare il campo anche da “operazioni ideologiche”. A rivolgerlo è Lucetta Scaraffia, storica e editorialista de “L’Osservatore Romano”. “Le Regioni in cui è più difficile abortire – spiega – sono anche quelle in cui si muore di più a causa delle insufficienza dell’assistenza sanitaria. Il problema non riguarda solo le donne che vogliono abortire ma tutti i cittadini di quelle regioni e rispecchia la condizione di dissesto di tutta la sanità”. L’obiezione di coscienza, che riguarda in media il 70% dei ginecologi con punte superiori all’80% in alcune regioni, per Scaraffia non ha motivazioni esclusivamente religiose o morali. “Chi pratica l’Ivg – spiega – in genere non riesce a fare carriera, non svolge attività di ricerca, non cresce professionalmente. I medici non obiettori sono pochi; molti di loro si lamentano che vorrebbero poter fare altre cose”. L’obiezione di coscienza rimane tuttavia “un punto fondamentale e irrinunciabile della libertà della persona; qui è in gioco la vita umana, il primo diritto di ogni persona” e con l’aborto “si ammazza un essere umano in via di formazione. Come nei Paesi in cui è lecita l’eutanasia viene salvaguardato il diritto di obiezione di coscienza, così lo stesso diritto deve essere garantito per quanto riguarda l’aborto”.

 

 

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