Aborto: Ramonda (Com. Giovanni XXIII), “una moratoria” per il Giubileo, “salveremmo 100 mila bambini”

“Che l’Italia, paese sempre più vecchio e senza figli, venga ripresa dall’Europa perché non agevola abbastanza l’aborto mi sembra quanto meno anacronistico”. È il commento di Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, all’accusa rivolta all’Italia dal Comitato europeo dei diritti sociali di aver violato l’applicazione della legge 194, non garantendo sufficientemente il ricorso all’aborto e discriminando i medici obiettori. “Colpisce il fatto che a sollevare la questione sia stata la Cgil – prosegue Ramonda –: ma sono coscienti al sindacato che se non si riprende a mettere al mondo figli tra un po’ crollerà tutto il sistema previdenziale e di tutela dei lavoratori che i nostri padri hanno messo in piedi con grandi sacrifici?”. “A parte il fatto che il diritto all’obiezione di coscienza va sempre garantito quando ci sono in ballo questioni di importanza vitale, e il sindacato dovrebbe essere in prima linea nel tutelare questo diritto, qui la questione vera non è aumentare gli aborti ma al contrario rimuovere le cause che ancora oggi inducono a sopprimere 100 mila bambini mentre sono ancora nel ventre materno”, osserva il responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Nella nostra esperienza di aiuto alle mamme in difficoltà emerge con chiarezza che spesso il ricorso all’aborto è legato a storie di emarginazione, di povertà, di pressioni nei confronti delle donne da parte di familiari e a volte anche del datore di lavoro”, conclude: “È su questo che dovremmo concentrarci, per trovare strumenti davvero efficaci che garantiscano a tutti il primo diritto umano, che è quello di nascere”. Di qui la proposta: “In questo Anno della misericordia, sarebbe bello scegliere tutti insieme una moratoria sull’aborto: salveremmo in un anno 100 mila bambini”.

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