Aborto: Boscia (Amci), si diventa obiettori anche per “burn out” e “sindrome della distruzione della vita”

“La vera domanda da porsi è: perché siamo arrivati ad una percentuale di ginecologi obiettori di coscienza del 70%? Non vi sono solo ragioni legate alla fede o alla morale. Si tratta anche di burn out o, meglio, di ‘sindrome della distruzione della vita’”. Non usa giri di parole Filippo Maria Boscia, professore di ginecologia e ostetricia dell’Università di Bari e presidente dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci), commentando la decisione del Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa che ieri ha “bacchettato” l’Italia dando ragione ad un esposto avanzato dalla Cgil secondo il quale nel nostro Paese le donne avrebbero molte difficoltà ad abortire per l’elevato numero di sanitari obiettori di coscienza. Per il ministero della Salute, questi sono il 70% del totale, dato in crescita progressiva negli ultimi anni, mentre la media italiana di aborti effettuati a testa da non obiettori è di 1,6 a settimana. Per Boscia, il pronunciamento dell’organo consultivo del CdE “mira a scardinare il diritto all’obiezione di coscienza”. Si è obiettori per ragioni morali o deontologiche, afferma, ma “molti lo diventano, magari dopo avere praticato con convinzione aborti per anni, perché esplodono, per ribellione di fronte ai volti sofferenti di tante donne che poi vengono lasciate sole, per una sorta di burn out e di sindrome della distruzione della vita che si manifesta in chi invece, come il medico, la vita dovrebbe proteggerla”. In Italia, prosegue, la legge 194 viene applicata in modo parziale e viene completamente disattesa la prima parte relativa alla tutela della maternità. “I consultori su questo hanno fallito” ma, ammette, “anche noi obiettori forse non abbiamo fatto abbastanza. Poiché non possiamo rilasciare il certificato, non partecipiamo alla procedura che può portare all’Igv, quindi neppure al colloquio preliminare con la donna. Forse nella fase di accertamento, dovremmo invece proporci come medici capaci di svolgere un’azione propositiva verso la vita anziché verso la sua soppressione”. Quanto ai presunti svantaggi e discriminazioni subiti dai medici non obiettori, Boscia afferma: “A me non risultano”. Ma in Italia è davvero difficile abortire? “Al contrario, mi pare sia fin troppo facile, sia nelle strutture territoriali ospedaliere sia in quelle private convenzionate che sulle interruzioni di gravidanza hanno fatto grandi affari”.

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