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Parlamento Ue: Hennis-Plasschaer (Consiglio Ue), evitare crisi umanitaria, assistere i profughi, controllare le frontiere

Strasburgo, 9 marzo: Jeanine Hennis-Plasschaer, ministro della Difesa dei Paesi Bassi

(Strasburgo) Andare avanti speditamente nella collaborazione con la Turchia (secondo quanto definito al summit del 7 marzo, da ratificare il 17-18 marzo), “definire una vera strategia europea” sulle migrazioni, “rafforzare le frontiere esterne, che resta un nostro obiettivo prioritario”, “tornare alle regole di Schengen”. E, non di meno, “ora che la rotta balcanica dei profughi è interrotta, evitare la crisi umanitaria”. Jeanine Hennis-Plasschaer è il ministro della Difesa dei Paesi Bassi, Stato che detiene la presidenza di turno semestrale dell’Ue. A Strasburgo, dove è giunta per un dibattito in emiciclo in vista del Consiglio europeo della prossima settimana, riflette a voce alta sulla situazione dei rifugiati. Dinanzi agli occhi ha i giornali del mattino, che riepilogano gli ultimi avvenimenti: compresa la chiusura della frontiera slovena per le persone che non hanno documenti in regola con l’area Schengen, i proclami del premier ungherese Orban, che di migranti non vuol sentire parlare, le posizioni di ulteriore chiusura assunte da Austria, Serbia, Macedonia. Al contempo legge dell’incontro tra i premier turco Davutoglu e greco Tsipras per definire l’accordo di rimpatri di cui si è parlato lunedì a Bruxelles. Hennis-Plasschaer si dice preoccupata della situazione al confine tra Grecia e Macedonia, ma ci sono anche i gommoni in mare nell’Egeo, e le preoccupazioni per Calais, tra Francia e Regno Unito… “Occorre portare assistenza ai profughi, ci sono rischi” per la stessa sopravvivenza delle persone. Da qui la decisione di assegnare 700 milioni in tre anni per i beni di prima necessità.

“La reazione dev’essere rapida – spiega Hennis-Plasschaer – per evitare il peggio”. I Paesi Bassi stanno mediando a livello di ministri e di “sherpa” (diplomatici presenti a Bruxelles) per arrivare a un accordo: la Turchia vuole più soldi per trattenere siriani e afghani, la Grecia non ce la fa ad assorbire gli arrivi di migranti; a Grecia e Italia si chiede di respingere i migranti che non hanno diritto all’asilo. In aula la ministro misura una certa ostilità da parte degli eurodeputati al rapporto Ue-Turchia, molti lamentano dei soldi assegnati a un governo che “non rispetta i diritti umani e i valori europei”, altri, più decisi, chiedono di chiudere le porte a chiunque arrivi in Europa. I maggiori partiti dell’Euroassemblea (Popolari, Socialisti e democratici, Verdi, Liberaldemocratici, che formano una sorta di variegata maggioranza a Strasburgo) sono per la “strategia comune” indicata dalla Commissione e rimproverano al Consiglio europeo, ovvero ai 28 leader, di posizioni nazionaliste e di chiusura rispetto a un tema, l’emergenza-profughi, che “va affrontato insieme”. Un messaggio – peraltro non univoco – che il Parlamento Ue invia al Consiglio europeo in calendario tra otto giorni.

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