Pasqua: mons. Forte (Chieti-Vasto), “apriamoci a Dio per trasformare il dolore in amore”

“Nella vita di ogni uomo diventa possibile aprirsi al Dio presente, che si offre con noi e per noi, e trasformare il dolore in amore, il soffrire in offrire, il giorno che passa in anticipo d’eterno. È questa la Pasqua che auguro a ognuno di noi, nell’umiltà dei giorni e nella verità del cuore, aperto all’amore del Dio tre volte Santo”. È quanto scrive l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, nel messaggio per la Pasqua pubblicato dal settimanale diocesano “Il Nuovo Amico del Popolo”. Secondo l’arcivescovo, “l’eloquenza silenziosa della Croce ci rimanda al mistero nascosto nelle tenebre del Venerdì Santo: il mistero del dolore di Dio e del suo infinito amore. Il Dio cristiano soffre perché ama e ama in quanto soffre”. “È il Dio ‘compassionato’ – spiega mons. Forte – il Dio per noi che si dona fino al punto di uscire totalmente da sé nell’alienazione della morte, per accoglierci pienamente in sé nel dono della vita”. “Il Figlio di Dio – prosegue – ha abitato la nostra morte perché noi sapessimo che la forza del Suo amore vincerà la morte e ci donerà la vita, e il nostro dolore, fatto proprio da Lui Crocifisso, potrà convertirsi in via di purificazione, cammino di liberazione, anticipo e promessa di gloria futura”. Per mons. Forte, “il frutto dell’albero amaro della croce è la gioiosa notizia di Pasqua: il giorno in cui Dio è morto cede il posto al giorno del Dio che vive in eterno”. “La perfezione del Dio cristiano si manifesta nelle imperfezioni, che per amore nostro egli assume: la finitudine del patire, la lacerazione del morire, la debolezza della povertà, la fatica e l’oscurità del domani, sono i luoghi dove egli mostra il suo amore, perfetto fino alla consumazione totale del dono”, osserva l’arcivescovo, per il quale “è in queste ‘imperfezioni’, in questa ‘umiltà’ divina – di cui parla San Francesco nelle Lodi del Dio altissimo – che risuona la parola che sigilla l’evento della croce: ‘Tutto è compiuto’”. Mons. Forte conclude con una preghiera: “Fa’ che sappiamo abbandonarci con Te fra le braccia del Padre, per trasformare la storia del nostro dolore e di ogni sofferenza umana nella storia dell’amore che vince e vincerà la morte”.

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