Università Cattolica del Sacro Cuore: la prolusione di mons. Brambilla ai corsi di Teologia

“Sarebbe bello che voi qui presenti raccontaste direttamente come e in che modo la fede tocca le vostre scelte e la vostra vita”, così monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, aprendo oggi a Milano i corsi di Teologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nella prolusione, dal titolo “Credere e sapere. Le due ali dello spirito umano (FR 1)”, mons. Brambilla parte da “Dio a modo mio”, il titolo della ricerca su “Giovani e fede in Italia” che parla della fede dei millennials, per evidenziare come “approdati alla sede dell’’università dei saperi’, la religione esce di scena”, perché “appartiene – così si pensa – ai miti dell’infanzia, al massimo serve per diventar grandi, ha uno spiccato significato pedagogico, ma non serve per vivere da grandi, ma soprattutto non serve per sapere”. Oggi, invece, “vince la sua sfida se riesce a far scoprire un modo di leggere la Bibbia, di interrogare i testi della tradizione e di interpretare il tempo presente con la ‘visione cattolica’, in modo provocatorio per tutte le facoltà che qui vi abitano, non solo quelle umanistiche, ma anche quelle scientifiche. Basta che non s’identifichi subito la fede con il dogma”. Per questo, sottolinea il presule, “la dimensione intellettuale della fede va però intesa correttamente: la ragione non ha il compito di venire a capo della fede che altrimenti resterebbe solo un sentimento emotivo o un impegno di vita. Occorre intendere bene la circolarità di fede vissuta, pensata e praticata”. Dopo aver spiegato e precisato le relazioni tra esperienza, ragione e prassi, mons. Franco Giulio Brambilla conclude: “solo se la fede saputa/pensata diventa una fede praticata, allora irrobustisce la fede vissuta, la sottrae alle secche dello spontaneismo e la mette nel mare aperto della testimonianza. Perché diventar adulti significa vivere la meraviglia del dono dell’inizio al prezzo della fedeltà nel tempo disteso!”.

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